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«Dopo 25 giorni sono fuori da questo ospedale, ormai simile ad una prigione. Sono fuori non senza difficoltà, non senza un periodo necessario di riposo a casa». Parla così Mariano Di Palma, trentaduenne paganese uscito ieri dal Covid Hospital di Scafati a quasi un mese dal ricovero. Il coordinatore regionale dell’associazione “Libera contro le mafie”, titolare della storica azienda serigrafica “Pibiesse” di Nocera Inferiore, era stato ricoverato lo scorso 23 novembre a causa di complicazioni respiratorie legate al Coronavirus.
Un’odissea cominciata il 14 novembre e inizialmente condivisa anche con i genitori, che fortunatamente non hanno avuto complicazioni. Nonostante Mariano non avesse mai avuto patologie particolari, le sue condizioni si erano aggravate in pochi giorni. Una situazione che aveva convinto i medici dell’Usca di Pagani, ed in particolare il dottor Pierantonio Grimaldi, a consigliare il ricovero d’urgenza presso il nosocomio scafatese. Subito terapia intensiva e mascherina dell’ossigeno, giorno e notte. «Ho rischiato la vita con una terribile polmonite che ha danneggiato le vie respiratorie. È stato doloroso, difficile recuperare un po’ di respiro. Per notti e giorni non ho dormito e mangiato, colpito da un dolore lancinante al torace - dice Mariano Di Palma dopo essere tornato a casa - Senza dottori ed infermieri qualificati, attenti e meticolosi giorno e notte, non sarei ancora qui a raccontare questo. Ed è a loro che va il mio grazie più profondo. Molti sono stanchi, stressati, esausti. La fragilità del sistema sanitario è tutta qui: nelle braccia e negli occhi stanchi di chi non si arrende ad ogni giorno di tuta, tripli guanti di protezione, visiere e maschere, e corre il rischio di essere contagiato quotidianamente». Durante la degenza Mariano ha perso anche un caro zio, lo chef e docente Geppino Angrisani, scomparso solo 4 giorni fa per Covid-19.
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