De Luca sotto accusa, Bonavitacola: «Popolare e invidiato, il Pd pensi a lavorare»

De Luca sotto accusa, Bonavitacola: «Popolare e invidiato, il Pd pensi a lavorare»
«Il risentimento per i successi dell'odiato sconfina nell'angoscia...», sospira Fulvio Bonavitacola, vice di Enzo De Luca alla Regione riferendosi...

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«Il risentimento per i successi dell'odiato sconfina nell'angoscia...», sospira Fulvio Bonavitacola, vice di Enzo De Luca alla Regione riferendosi all'appello contro il governatore.

Accuse di autarchia e in generale di sistema che da Salerno si è spostato alla Regione.
«Mi concederà una premessa a questa nostra chiacchierata. Il nostro primo assillo deve essere di mettersi in sintonia con il mondo che entra nelle nostre case, con i problemi che vivono le famiglie, le ansie sul futuro che assorbono i pensieri dei più giovani. Tutti questi temi oggi richiamano una sola parola: la guerra in corso per la libertà del popolo ucraino. Non voglio sviare nulla e le rispondo: De Luca si è sottoposto dal 1993 ad oggi, ad una serie interminabile di verifiche elettorali. In democrazia il consenso non è un accessorio. È la fonte di legittimazione di una funzione. I suoi successi sono stati crescenti, ripetuti e, da ultimo, straordinari. Indubbiamente questi successi danno fastidio a molti. È fisiologico che anche in politica vi sia preoccupazione per un concorrente temibile, o più banalmente, gelosia ed invidia. Quando queste debolezze umane diventano lessico violento e offensivo per una campagna di odio a puntate, allora passiamo al patologico. Questo indica lo stadio avanzato di una condotta aggressiva ogni oltre ragionevole limite. Il risentimento per i successi dell'odiato sconfina nell'angoscia. Nella ripetuta aggressione di cui si è reso protagonista da anni il promotore dell'appello leggo molto quest'angoscia, non mitigata dai lauti vitalizi maturati in epoche di governo disastrose per la nostra regione».

Passano i giorni e ci sono anche firme autorevoli non campane. Da Sapelli alla Urbinati. La questione ora è nazionale.
«Credo di poter dissentire da questa enfatizzazione. Penso che le questioni nazionali in questo momento per la vita del nostro paese, purtroppo, sono ben altre e ben più serie».

Letta ha detto che interverrà: se l'aspettava?
«Nell'appello di parla di temi disparati. Il Pd non dovrebbe occuparsi di appelli, ma del merito dei problemi. Rientra nei suoi compiti. Noi dei problemi veri ci occupiamo tutti i giorni. A partire dal lavoro e dai temi della precarietà sociale in Campania. Sulla sanità come si fa a disconoscere i meriti di un governo regionale e, soprattutto, del presidente De Luca? In pochi anni siamo passati dal commissariamento ad un modello di efficienza nel governo della pandemia, verso una moderna sanità regionale».

Ma i vostri rapporti con il Pd come sono? Al Nazareno ce l'hanno a morte dopo l'appoggio a Mastella.
«Si predica molto da parte degli attuali dirigenti nazionali sul cosiddetto campo largo. Vorrei informarli che in Campania il campo largo lo abbiamo già costruito ed è anche vincente. Non certo nonostante De Luca ma soprattutto grazie a De Luca. È stato eletto presidente della Regione nel 2015 con il 41,15 per cento e dentro il Pd pesava per il 19,4. Nel 2020 De Luca è stato confermato col 70 per cento ed il Pd ha pesato per il 16,9. I cinque stelle non erano parte della coalizione ed hanno raccolto il 10 per cento. Questi sono i numeri. In cinque anni De Luca ha incrementato il consenso di quasi del 30 per cento mentre il Pd ha arretrato di qualche punto. Sulla base dei dati 2020, anche sommando Pd e Cinque stelle, siamo al 27 per cento. Ben lontani dal 70. Con una coalizione ridotta ad una sommatoria Pd/5 Stelle avremmo perso la Regione e non sarebbe andata diversamente al Comune di Napoli. È grazie a De Luca che si pratica il metodo di una coalizione larga, espressione di forze politiche riformiste, popolari, moderate e di ispirazione civica. Un modello che si è affermato con un voto straordinario alle regionali 2020, ma anche a Napoli città e a Salerno, Caserta, Benevento. Intanto i militanti e dirigenti del Pd che si riconoscono nell'azione di De Luca hanno contribuito a definire liste uniche con altre componenti del Pd nei congressi di Avellino, Benevento, Caserta, Salerno. In pieno e praticato spirito unitario. Non vedo ragione di artificiosi separatismi».

De Luca al prossimo congresso potrebbe correre come segretario?
«È una scelta tutta nelle sue mani: sarà lui a valutare. Mi pare fuori discussione che abbia tutti i titoli per qualunque carica politica ai vertici del proprio partito. Forse con i tempi che corrono nel Pd però ha un difetto: è troppo popolare».

Anche la legge sul terzo mandato: ma non servirebbe un ricambio?
«Mi faccia fare una battuta. Hanno capito che non si tratterebbe di una proroga ope legis del secondo, ma di una normale consultazione democratica? Perché si teme tanto il giudizio degli elettori?».

Attacchi a Draghi e ai suoi ministri. E anche su Napoli ecco le prime incomprensioni con Manfredi: in ultimo sul coordinamento per l'Ucraina.
«Non vedo nessuna incomprensione con Manfredi. In questi mesi si è avviata una proficua collaborazione e sono certo continuerà nell'interesse di Napoli e della Campania. La composizione della cabina di regia ha seguito criteri meramente tecnici».

Anche sui toni: va bene contestare un provvedimento del ministro dei Beni Culturali ma nel caso della dirigente, si è arrivati allo sberleffo...


«Siamo impegnati da anni nella redazione del Piano paesaggistico, come previsto dal Codice dei beni culturali, con scarsa collaborazione del Ministero. La pretesa di ritenere tutta la Campania sottoposta a vincolo, perché il piano paesaggistico dovrà riguardare tutto il territorio regionale, muove da un travisamento totale. La pretesa di assoggettare l'intera Regione a vincolo ministeriale è un abuso inaccettabile».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino