«Non siamo i killer di Fratte». A dirlo con forza, davanti ai giudici della Corte di assise di Salerno dove si sta celebrando il processo per il duplice omicidio di...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Matteo Vaccaro ha poi ripercorso le ore precedenti al duplice omicidio, avvenuto il 5 maggio di due anni fa intorno alle 16,30 in via Magna Grecia a Fratte a pochi metri dalla casa di una delle due vittime, l’incontro fugace avuto con il figlio Guido davanti ad un bar e il caffè preso con Roberto Esposito che gli chiese dell’accaduto: «ma lo rassicurai dicendo che non era nulla di grave. E che non c’era nessun problema quando Esposito mi disse che poteva parlare con il Procida», ha continuato a raccontare Matteo Vaccaro (difeso dagli avvocati Massimo ed Emiliano Torre) riferendo anche gli spostamenti a ridosso dell’azione omicidiaria ricordando che sulla strada tra Ogliara e Fratte, all’epoca, c’era un semaforo per dei lavori: «Poi mi sono infilato in una stradina tanto che c’è una ripresa della telecamera che si strova sulla rotatoria dopo Cappelle. Ma strano che non sono stato ripreso anche al contrario. In un minuto e una manciata di secondi, secondo le accuse, avrei commesso un omicidio e ritornato a casa. Oppure mandato mio figlio a commettere un delitto. Lui che aveva un futuro assicurato con il suo bar».
Anche Guido Vaccaro (difeso dall’avvocato Giuliana Scarpetta) e Roberto Esposito (difeso dall’avvocato Fabio De Ciuceis) hanno raccontato la loro verità ai giudici di assise: i due amici, del resto, erano andati a parlare con Antonio Procida: «Solo per chiedergli spiegazioni. Non lo trovammo. E così dissi a Salvatore Procida di riferire ad Antonio che l’avevo cercato». Guido Vaccaro, su specifica domanda del pm Vincenzo Montemurro, non ha saputo dire però se «l’imbasciata andò a buon fine». Poi Roberto Esposito ha anche chiarito come mai si era interessato alla cosa: «con i Rinaldi mi sono sempre rispettato e stimato. Siamo della stessa zona e ci conosciamo. Io non sono responsabile di questo duplice omicidio, non c’entro niente». E ricorda ai giudici come i suoi movimenti sono tracciati da telecamere (quando ho parcheggiato l’auto davanti al tabacchino) e dalle ore 16 di quel giorno non lo si vede più e di ritorno a casa (che secondo Rinaldi corrisponderebbe all’ora dell’omicidio) avrebbe anche ricevuto una telefonata da un fornitore del locale che aveva a Torrione: «Perché non si controllano le celle che hanno agganciato il mio cellulare? Lo ripeto non sono io il killer di Fratte». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino