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Si chiamerà Angelo una detenuta attualmente rinchiusa nella casa circondariale di Salerno. I giudici del Tribunale Napoli nord (la competenza giudiziaria si radica nel territorio in cui è residente il richiedente) hanno accolto la sua richiesta disponendo di rettificare il nome e l’attribuzione del sesso da femminile a maschile e ordinando all’ufficiale dello stato civile di procedere a tale rettifica su tutti i documenti anagrafici e in ogni atto di stato civile.
La sentenza ha autorizzato anche ai trattamenti medico chirurgici per l’adeguamento dei caratteri sessuali da femminili a maschili (come, ad esempio, l’eliminazione del seno mediante mastectomia bilaterale sottocutanea).
Sentita in udienza, la detenuta (rappresentata e difesa dall’avvocatessa Mariagrazia Rosamilia) ha dichiarato di aver già fatto il percorso psicologico per il cambio di sesso e per assumere la muova identità sessuale: un percorso attivato quando era nella casa circondariale di Pozzuoli, assumendo testosterone una volta al mese come prescritto dal medico endocrinologo del policlinico Federico II.
«Sin da piccolo mi sono sempre sentito un bambino ed oggi sono convintissimo della scelta di cambiare sesso perché mi sento uomo e lo voglio essere a tutti gli effetti. Anche i miei familiari mi appoggiano in questa scelta». Circostanza che si era acuita nell’adolescenza percependo una diversa appartenenza sessuale anche a livello inconscio fra la propria identità fisica e quella psichica.
Per gli stessi giudici la documentazione sanitaria prodotta è «ampiamente esaustiva: le circostanze esposte, corredate da adeguata documentazione, e la relazione psicologica prodotta attestano che la ricorrente ha seguito e sta seguendo un percorso di transizione con terapia ormonale ed è affetto da una disforia di identità di genere che può essere superata solo con la transizione sessuale e visto il tempo intercorso durante il quale la ricorrente si è sottoposta ai piani terapeutici e la stabilità con cui si sottopone stabilmente al trattamento ormonale sostitutivo, emerge una ferma volontà di arrivare alla rettifica dei propri dati personali. E secondo quanto confermato dalla stessa il trattamento ormonale ha conferito una maggiore benessere psicofisico, consolidando la percezione di sè maschile, considerata stabile, integrata ed irreversibile». I giudici, nella medesima sentenza, hanno anche dichiarato lo scioglimento dell’unione civile risalente al 2018 (richiesta dalla ricorrente e accettata anche dalla controporte) «essendo venuta meno ogni comunione materiale e spirituale».
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Il Mattino