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Un difetto di comunicazione. Ci sarebbe questo alla base dell’espulsione dei 63 dei 257 migranti arrivati lunedì mattina a bordo della Geo Barents al porto di Salerno e salvati dai Medici senza Frontiere. Dopo le operazioni di rito in via De’ Carrari – infatti – sono stati messi alla porta nella stessa serata perché avrebbero dichiarato di rinunciare alla protezione internazionale. Secondo l’avvocato Franco Esposito che per conto dell’equipe regionale della Caritas seguirà i ricorsi di alcuni dei rifugiati in cerca di accoglienza, i migranti (tutti uomini) non sarebbero già destinatari di decreti di espulsione ma il misunderstanding sarebbe avvenuto proprio durante le identificazioni che hanno fatto poi scattare la vera e propria emergenza. Riavvolgendo il nastro di una giornata impegnativa però il cortocircuito è servito. Dopo aver portato a termine le operazioni di sbarco, coordinate da una macchina dell’accoglienza oramai rodata e messa in piedi dalla prefettura guidata da Francesco Esposito con le forze dell’ordine e il questore Giancarlo Conticchio con gli agenti della squadra mobile guidati da Gianni Di Palma, gli uomini della Croce Rossa e dell’Humanitas e dal Comune di Salerno, è stata avviata anche la prassi consolidata delle verifiche e dei controlli. Poi l’intoppo che hanno portato gli oltre 60 uomini, tra cui anche giovanissimi, a ritrovarsi davanti ai cancelli di via dei Carrari senza una spiegazione e senza un posto dove andare.
LA GIORNATA
Dopo essersi incamminati da soli, hanno trascorso la notte davanti alla stazione di Salerno (dove vi erano anche i bagni chiusi), fin quando non sono stati intercettati e accolti dalla Caritas che ha provveduto a fornire un pasto per la serata e poi ad accoglierli nella mattinata di ieri presso la casa del volontariato Sodalis per garantirgli una prima assistenza. L’impegno di Antonio Bonifacio (ufficio Migrantes) e di Anselmo Botte del forum Antirazzista è stato utile a ricostruire poi quanto accaduto. Il primo contatto è stato con i mediatori culturali e poi con il legale Esposito per provare ad approntare gli eventuali ricorsi. Intanto però, i migranti allontanati dal centro di accoglienza hanno sette giorni per lasciare l’Italia, ma nel frattempo molti non hanno un posto dove poter almeno andare a dormire. Sono tutti egiziani, siriani e originari del Bangladesh, alcuni faranno dunque ricorso per chiedere l’ammissione alla protezione internazionale, altri (soprattutto siriani) proveranno probabilmente a valicare i confini. Una risposta potrebbe però arrivare anche tra 6 mesi e - di fatto – come ha spiegato l’avvocato Esposito potrebbero scegliere di restare anche in città. Ma in tutto questo periodo non potranno lavorare, richiedere accoglienza, essere ospitati nei centri accreditati e dunque sono destinati a rimanere in via emergenziale per strada con il pericolo dell’allontanamento dal territorio. Come “un cane che si morde la coda” dunque ma con una emergenza da gestire e una disperazione da controllare.
LE VOCI
«Abbiamo provato a tranquillizzarli - ha sottolineato Bonifacio - spiegandogli che c’era la possibilità di seguire dei percorsi».
«Questa volta Salerno sconta qualche problema – ha evidenziato Anselmo Botte – non era mai successo che un numero così grande di migranti restasse per strada. Una cosa vergognosa che non si può tollerare. Tra questi ci sono tanti siriani richiedenti asilo. A loro si può anche evitare di chiedere di scegliere la protezione internazionale, bisogna dargliela a prescindere e probabilmente c’è stato qualche equivoco nelle comunicazioni perché se i ragazzi sono tutti qui vuol dire che qualcosa non è andato per il verso giusto».
Il Mattino