«Patrizio (Cerrito, ndr) i 3.000 euro te li ha dati?». «Cosa?». «Antò... Patrizio, quello di Fratte». «Non ti preoccupare, ho...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Quattromila euro al giorno. Secondo i carabinieri del maggiore Castellari e del capitano Semboloni, era questo il profitto del mercato della droga nel capoluogo. Un mercato gestito in prima persona da Ciro Persico che, proprio nel centro storico, in via Masuccio Salernitano, aveva anche il suo deposito. Lui stesso, con la vendita a dettaglio, da solo riusciva a incassare 1.300 o 1.500 euro alla settimana. Un «sistema», quello adottato dal gruppo criminale, che andava bene così come ideato, con una precisa ripartizione di competenze. Tant’è che lo stesso Persico, nello stringere rapporti con altri capi della provincia, consiglia loro di adottare il «metodo Iavarone» con la vendita di hashish: procedere a vendite grosse quando sul mercato c’è carenza di merce.
Pronti a soddisfare qualsiasi esigenza, dal crac al cotto, dalla cocaina all’eroina e finanche al fumo, erano due i canali di approvvigionamento all’ingrosso della sostanza. In un primo momento è Luigi Iavarone a tenere i contatti con un gruppo di Crotone, in Calabria, con il quale era riuscito a stringere un accordo: una partita di eroina regalata per ogni acquisto all’ingrosso di cocaina. Un «affare» che faceva gioco a tutti: in questo modo si poteva rimettere sul mercato l’eroina e creare nuova assuefazione poi, magari, il prezzo veniva riportato in alto. Altro canale, quello più recente, quello di Torre Annunziata. E, anche se i rapporti erano tenuti da Iavarone, c’era sempre il contributo operativo di Antonio Noschese. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino