Il re delle fritture ora è diventato l'eroe dei tre mondi. Perché Franco Alfieri, ras deluchiano del Cilento, con la vittoria a Paestum ha il singolare primato...
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Cinquantaquattro anni domani, Alfieri, di professione è praticamente sindaco. Dal lontano 1988 nella natia Torchiara e sino al 2004. Ben 4 mandati. Poi scende verso il mare e non appena il sindaco diessino di Agropoli viene sfiduciato gli subentra lui. Dal 2007 al 2017. In mezzo, nel 2001, è invece potentissimo assessore ai Lavori pubblici della Provincia. Ora la virata verso Paestum dopo due politiche andate a vuoto.
Nel 2013 quando il vicesegretario Pd Lorenzo Guerini non lo volle in lista bollandolo come impresentabile nonostante avesse aperto già i comitati elettorali e poi l'anno scorso quando fu battuto nel suo collegio dall'azzurra Marzia Ferraioli. Ed è l'unica sconfitta della sua vita politica sempre in ascesa sotto l'ombra del sindaco-governatore De Luca che lo bollò, siamo ai tempi del referendum, come «il sindaco della clientela come Cristo comanda». Da quel momento, da quell'audio carpito ad una riunione per spingere i democrat a lavorare per il rovinoso referendum voluto da Renzi, Alfieri da personaggio locale viene catapultato sulla scena nazionale tra i veleni degli avversari e i malcelati imbarazzi del Pd.
Ed ora è di nuovo nell'occhio del ciclone per il corteo a sirene spiegate di autoambulanze che è un mix tra i funerali dei Casamonica e il matrimonio di Tony Colombo. Praticamente dalla tv trash alla politica trash. Ma non è solo questo. Perché quei mezzi sono riconducibili a un personaggio a dir poco chiacchierato. «Un corteo vergognoso di mezzi per il soccorso pubblico gestiti, tra l'altro, dalla società Squecco, di proprietà di Roberto Squecco, imprenditore delle pompe funebri e fresco di condanna definitiva per estorsione col metodo mafioso, la cui moglie è stata appena eletta consigliera comunale nelle liste a sostegno di Alfieri. Mezzi che dovrebbero essere sempre pronti a intervenire tempestivamente per salvare vite umane, vengono destinati a osannare il feudatario del territorio», attaccano i consiglieri regionali grillini Valeria Chiarambino e Michele Cammarano che hanno sollevato il caso. Una bufera che costringe ad intervenire anche la ministra della sanità Giulia Grillo: «Fatti come questo sviliscono più di tutto la reputazione di quel servizio sanitario regionale a discapito delle persone che lavorano con passione e professionalità». Ma a imbarazzare il Pd è l'inchiesta dell'Antimafia su Alfieri arrivata alla vigilia delle comunali. Tutti hanno fatto finta di nulla. Tranne l'ex procuratore Antimafia e attuale europarlamentare pd Franco Roberti che al Fatto quotidiano disse «come ho sempre pensato nei casi in cui un pubblico ufficiale è accusato di reati gravi, Alfieri dovrebbe farsi da parte per sgomberare il sospetto che voglia strumentalizzare la propria posizione per difendersi». L'unica voce sul caso Alfieri arrivata da un imbarazzato Pd. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino