Fratte, parco archeologico gioiello abbandonato: «Erba alta e degrado»

Fratte, parco archeologico gioiello abbandonato: «Erba alta e degrado»
Un gruppo di turisti esibisce il green pass ed entra. Stessi controlli e cioè misurazione della febbre e certificazione verde, per il gruppo successivo che arriva a...

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Un gruppo di turisti esibisce il green pass ed entra. Stessi controlli e cioè misurazione della febbre e certificazione verde, per il gruppo successivo che arriva a distanza di un quarto d'ora. Nonostante la giornata dal tempo incerto, i visitatori non mancano. Anzi sono più numerosi del solito. «Non possono andare al mare per il maltempo, per cui scelgono di stare all'aria aperta e di visitare l'area. Vengono da tutta Italia, ma ci sono anche molti gruppi di salernitani oppure persone di Salerno che vivono fuori e che tornano in città per le vacanze» spiega il custode dell'area archeologica di Fratte. Sabato i visitatori sono stati una ventina, poco più della media giornaliera di questo periodo estivo. Poi ci sono le visite delle scolaresche che s'intensificano soprattutto in primavera, i gruppi organizzati per lo più di studiosi e di appassionati di archeologia. Insomma il flusso di ingressi nell'area etrusco sannitica di Fratte è abbastanza continuo a parte il periodo di chiusura per il Covid. E non potrebbe essere diversamente data l'importanza del sito che rappresenta una testimonianza fondamentale sulle origini di Salerno in particolare dell'insediamento etrusco intorno al VI secolo e successivamente dei sanniti.


Quella che trovano davanti ai loro occhi i sempre numerosi visitatori, è però un'area per certi versi abbandonata. E sono proprio loro a restare insoddisfatti. «Un'area bellissima nella mia città d'origine, peccato che sia sporca» scrive sul libro dove i visitatori lasciano le loro firme e a volte anche il loro giudizio una salernitana trapiantata in Abruzzo. E se si scorre il sito di Tripadvisor i giudizi sono critici: «Amo l'archeologia, ma questo sito è proprio povero non tanto per gli elementi che contiene, ma perché è lasciato in uno stato completo di abbandono senza cura alcuna. Non si ha neanche la percezione di ciò che si sta guardando» scrive Michele di San Donato Milanese che ha visitato anche lui l'area di recente durante un periodo di vacanza. Un polmone verde dove si unisce il piacere della passeggiata nella natura con l'amore per la cultura e la storia, a cui si accede gratuitamente: l'ingresso è ben tenuto però a chi arriva non viene fornita una brochure informativa e tanto meno una mappa per orientarsi, ci sono solo dei pannelli esplicativi lungo il percorso a volte anche sbiaditi ed in alcuni punti insufficienti soprattutto per chi non è un esperto di archeologia. Nessuna spiegazione dinanzi ad una delle prime installazioni che s'incontrano poco dopo aver iniziato la visita: si nota che un tempo c'era un cartello esplicativo ma adesso è rimasto solo lo scheletro senza alcun aiuto per il visitatore. Quello che colpisce è soprattutto la scarsissima manutenzione e la poca cura del verde che pure è un elemento fondamentale del sito archeologico: erba alta, la staccionata che delimita alcune aree è in diversi punti divelta o addirittura inesistente così come alcune parti di recinzioni in legno che sono posizionate a protezione dei reperti, alberi caduti forse per il maltempo e lasciati a terra da chissà quanto tempo oppure diventati ormai secchi e mai potati, qualche bottiglia di plastica abbandonata. L'area sacra, uno dei punti più interessanti della visita, è quasi inaccessibile per l'erba alta mentre la vasca dell'impianto idraulico è piena di foglie secche così come tutta la parte esterna sotto la tettoia che fa da protezione alla vasca.


Suona come un paradosso il consiglio che arriva da uno dei siti per i possibili fruitori dell'area, che sottolinea come la visita vada completata recandosi al Museo archeologico provinciale dove sono conservati i reperti provenienti da Fratte tra cui bellissimi esempi di sculture equestri in tufo ed anche semplici oggetti di uso quotidiano. Peccato che il museo di via san Benedetto sia chiuso da un anno e mezzo perché non vengono ultimati i lavori e non c'è traccia di una riapertura imminente per poter ammirare gli oggetti etruschi e l'importante testa di Apollo custodita all'interno.
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Il Mattino