Furore, la Vela della discordia: «Rimossa dalla piazzetta»

Scambio di accuse tra Comune ed opposizione sulla scultura rimossa a Furore

La vela oggetto della discordia
Una nuova piazza aperta sul mare della Costiera Amalfitana. Ma senza «La Vela» stilizzata che da circa trent’anni è il simbolo identitario di...

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Una nuova piazza aperta sul mare della Costiera Amalfitana. Ma senza «La Vela» stilizzata che da circa trent’anni è il simbolo identitario di quell’angolo di Furore. Siamo nel «Paese che non c’è», il borgo a mezzadria tra i giardini pensili e i ciottoli della marina del Fiordo, trasformato nel corso degli anni in un museo en plein air. E proprio una delle opere d’arte che impreziosiscono il patrimonio artistico di Furore è finita al centro di una querelle politica, dopo che il Comune ha attivato le procedure per il rifacimento della piazza in cui sorgeva dal 1985 l’opera dell’artista napoletano Luigi Mazzella. Tutto questo, fanno sapere dal palazzo di città, per «risolvere una serie di criticità che interessano anche la sottostante sala Fellini, inutilizzabile a causa di infiltrazioni d’acqua».

E così, per effetto del nuovo progetto per il quale si prevede una spesa di circa 80.000 euro e attraverso il quale l’amministrazione comunale intende restituire quello spazio alla piena fruibilità di tutti anche mediante l’abbattimento delle barriere architettoniche, l’opera installata nel periodo in cui il compianto Raffaele Ferraioli ebbe la felice intuizione di aprire Furore all’arte trasformando il borgo in un paese dipinto, l’opera è stata rimossa.

«Per l’esattezza alcuni giorni fa - dice il sindaco Giovanni Milo - si trattava di una sfoglia in piombo riempita di cemento. Un blocco che è stato demolito e di cui agli atti, insieme con l’opera stessa, non abbiamo trovato alcun titolo autorizzativo. A quanto pare neanche in Soprintendenza». Un’operazione, quella della rimozione dell’opera che non è piaciuta al gruppo di opposizione «Furore nelle tue mani» che a più riprese, per il tramite del capogruppo Antonella Marchese, ha chiesto conto e ragione al sindaco e all’amministrazione delle decisione di togliere l’opera da quella piazzetta.

È ormai da novembre scorso che sulla procedura avviata dal Comune e sui criteri di ricollocazione dell’opera spirano venti di polemica. E l’ultimo atto in ordine di tempo, prodotto mentre era in corso la rimozione, è stata una nota inviata dall’opposizione al Prefetto e relativa al mancato riscontro all’istanza di presa visione e rilascio copie. L’ultimo atto di un botta e risposta tra maggioranza e opposizione che tiene banco ormai da mesi, quando furono chiare le intenzioni del Comune di trasferire l’opera. Una scelta questa, considerata dal gruppo di minoranza «errata e dannosa per la comunità». «Lo spostamento snatura il contesto storico - dice Antonella Marchese - e poi per effetto dei lavori di manutenzione della piazzetta denominata “Poggio la Vela”, l’amministrazione comunale ha deciso di collocare altrove, senza specificare dove, l’iconica scultura di Mazzella». A finire, però, sotto lente d’ingrandimento è stato il blocco di calcestruzzo su cui era adagiata l’opera e che secondo i tecnici del Comune avrebbe creato problemi alla sottostante sala Fellini di proprietà pubblica.

Ma non è tutto. Perché se da un lato interviene il figlio dell’artista diffidando a mezzo pec l’amministrazione a non effettuare interventi che possano danneggiare o compromettere l’integrità dell’opera, dall’altro l’amministrazione comunale fa sapere che la scultura non solo è stata donata al Comune senza una procedura ufficiale, ma che agli atti non sarebbero stati rinvenuti titoli autorizzativi per l’installazione.

«Si sta facendo una tempesta in un bicchiere d’acqua - aggiunge il sindaco di Furore - Anzi tutta questa polemica rischia di danneggiarci perché dovremo verificare se tutte le altre opere installate sono state autorizzate nel corso degli anni. Comunque sia l’opera in piombo è stata rimossa con attenzione e affidata a restauratori che dovranno ricomporla. Appena pronta sarà collocata in un punto dove non è esposta alle intemperie. L’abbiamo sottratta al deterioramento e questo ha un costo notevole per il Comune. Abbiamo agito nonostante l’opera non sia oggetto di tutela ma perché intendiamo preservare il patrimonio artistico di Furore. Agli atti poi non c’è nessuna autorizzazione paesaggistica necessaria per installare sia l’opera che la costruzione di quel blocco di calcestruzzo che è stato rimosso». Un manufatto, quest’ultimo, che i tecnici comunali hanno ritenuto «molto permeabile all’acqua» al punto da provocare «infiltrazioni piovane nella sottostante sala Fellini».

 

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Il Mattino