La verità potrebbe essere svelata solo dalle telecamere. Lo ammette Vincenzo Alagia, commissario capo della Questura di Salerno e responsabile dell'ufficio Prevenzione...
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Una doppia indagine - quella interna all'amministrazione provinciale, l'altra della polizia - per chiarire il giallo di un furto inspiegabile e che tutti sperano non resti un mistero irrisolto. L'attenzione è proprio sulla videosorveglianza, ma un intoppo tecnico sta rallentando, dicono dalla Questura, la visione delle immagini. Nessun sospettato al momento; i dipendenti sono stati ascoltati in queste ore insieme al personale della vigilanza privata - lo chiarisce Alagia - semplicemente per ricostruire l'orologio della macchina di sorveglianza: turni, avvicendamento dei dipendenti, apertura e chiusura, innescamento dell'allarme. Così come si stanno cercando eventuali testimoni del furto, stimolando la memoria dei residenti prossimi alla Pinacoteca provinciale su movimenti o personaggi strani sul luogo o nelle vicinanze.
Le uniche certezze, al momento, è che non ci sono segni di effrazione all'accesso alle sale espositive e che la sottrazione delle tre uova cosmiche sia recente, smentendo così l'ipotesi che il fattaccio sia avvenuto a Ferragosto, giorno di maggior afflusso, quest'estate, di visitatori al museo di via Mercanti. La segnalazione che mancavano alcuni pezzi dell'installazione di Lista è stata fatta giovedì mattina, dopo la perlustrazione dei custodi, «scrupolosi nel compiere il primo giro di ispezione appena prendono servizio», conferma la Leone. «La tutela per l'amministrazione provinciale è al primo posto, senza tutela è impensabile la valorizzazione del nostro patrimonio. Il personale è selezionato, affidabile, svolge il proprio compito con passione. Abbiamo attivato tutte le garanzie per una sicurezza efficace; è stato sicuramente un atto di destrezza, ma sono certa che l'autore verrà preso». Ad inchiodarlo potrebbero essere appunto le telecamere, che dovrebbero rivelare anche la dinamica.
Sotto choc Rosa Cuccurullo, compagna di Lista e promotrice, con la galleria Cobbler di Cava de' Tirreni, della mostra «Teatro povero». «È un'opera a cui Pietro è legato sentimentalmente, ha scarso valore economico; per lui è una perdita grave, invito perciò chi ha preso le uova a restituirle, non so proprio che senso ha rubare qualcosa che non si può immettere nel mercato clandestino dell'arte». Rifarsi con l'assicurazione? «Se proprio si dovesse dare un prezzo di listino all'installazione - rimarca - sarebbe di cinquemila euro, ma non abbiamo stipulato nessuna polizza assicurativa per il periodo della mostra, non avevamo i soldi. Per la galleria era un onore esporre nel salotto elegante della cultura e siamo grati alla Provincia, che non ha nessuna responsabilità. Abbiamo accettato la clausola che danni o altro sarebbero stati nostri». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino