La tragica vacanza di Stefano e Francesca: da Salerno a Pescara per il compleanno

La tragica vacanza di Stefano e Francesca: da Salerno a Pescara per il compleanno
«Steeeeeee». È l’afona disperazione di un amico su facebook. Il ragazzo, nello stato d’animo, indica «in cerca di un miracolo». Il...

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«Steeeeeee». È l’afona disperazione di un amico su facebook. Il ragazzo, nello stato d’animo, indica «in cerca di un miracolo». Il miracolo è di ritrovare Stefano Feniello vivo tra le macerie dell’hotel Rigopiano di Farindola. Era ospite in quell’albergo il giovane salernitano quando una slavina ha travolto la struttura seppellendo sotto una coltre di neve una trentina di persone. 


Stefano, originario di Valva ma da tempo residente a Silvi Marina, martedì aveva compiuto 28 anni e aveva deciso di festeggiare in quel resort con la sua fidanzata, Francesca Bronzi, anche lei data ora per dispersa. Un luogo riservato, intimo, lontano dal frastuono e dalla confusione, in un suggestivo angolo del versante pescarese del Gran Sasso. Un piccolo sogno per una coppia di giovani fidanzati amanti della montagna. Mercoledì sarebbe dovuto ripartire. Aveva prenotato per una sola notte, quello del suo compleanno. Doveva essere una toccata e fuga, invece il destino ha deciso per lui. 
 
«Erano andati lì solo per una notte, una sola – dice tra le lacrime sua madre». La donna è a casa, vicino al telefono, guardando la televisione, in attesa di avere notizie sulla sorte di suo figlio e della sua fidanzata. Rifiuta qualsiasi contatto con le persone. Vuole restare sola con la sua disperazione. Pensa e ripensa a quell’ultima telefonata con il figlio. «Doveva ripartire - dice - aveva anche le catene alla macchina, pensava di riuscire a rientrare a casa sua. Ma c’era troppa neve, è rimasto bloccato in albergo. Gli hanno detto che doveva passare lo spazzaneve, che doveva liberare e ripulire la strada... Invece non è passato e lui non è potuto partire». Nella sua ultima telefonata il figlio le avrebbe detto di aver cambiato idea: «Troppa neve, mamma... ci fermiamo un’altra notte, è meglio». «Sono rimasta a questo - continua la donna con voce spezzata - gli ho detto che forse era la soluzione migliore... Pensavo che fosse più sicuro restare che partire, mettersi in auto. Poi è successo tutto quello che è successo ed ora non sappiamo nulla, non sappiamo nulla...». 


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