Il controllore sale sul bus della Sita, immigrati in fuga sfondano le porte

Il controllore sale sul bus della Sita, immigrati in fuga sfondano le porte
Un gruppo di extracomunitari, ieri pomeriggio, ha forzato le porte di un autobus di linea della Sita Sud per scendere e darsi alla fuga. Un’azione vandalica che ha causato...

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Un gruppo di extracomunitari, ieri pomeriggio, ha forzato le porte di un autobus di linea della Sita Sud per scendere e darsi alla fuga. Un’azione vandalica che ha causato il blocco del mezzo, costringendo l’azienda di trasporti a sostituirlo per far continuare la corsa alle decine di passeggeri a bordo. È l’ennesimo episodio che allunga la lista di violenze sugli autobus di linea a Salerno. 


Sono circa le 15.00 di ieri pomeriggio. Alla fermata della stazione ferroviaria di piazza Vittorio Veneto, sul pullman salgono circa una decina di extracomunitari. Dopo qualche istante, il controllore procede con la verifica dei ticket di viaggio. I dieci nordafricani ne sono sprovvisti. Il pullman continua la sua corsa, fino ad arrivare nella corsia preferenziale di corso Garibaldi, all’altezza di piazza Mazzini. A quel punto, l’addetto al controllo dei titoli di viaggio chiede, come da prassi, i documenti di identità per comminare la sanzione prevista. Gli extracomunitari si oppongono. Ne nasce un parapiglia. Tentano di fuggire. L’autista, una donna, si rifiuta di aprire le porte. Stando a quanto riferisce un testimone, vola qualche parola grossa. Le uscite dell’autobus sono sbarrate e la donna alla guida continua a tenerle chiuse. La paura è tanta tra i passeggeri che chiamano la polizia. All’esterno, qualche curioso assiste alla scena. Pochi minuti e, in lontananza, si sentono le sirene della Polizia. I nordafricani iniziano quindi a forzare le porte per poter scappare e sottrarsi, così, ai controlli. Non avrebbero usato arnesi, ma solo le mani. Hanno rotto le porte «a soffietto». I dieci giovani scendono dall’uscita posizionata al centro e si danno alla fuga, facendo perdere le tracce nel giro di pochi secondi. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino