Guardia di Finanza al Ruggi. Visita delle fiamme gialle del Gruppo Salerno negli uffici di via San Leonardo per acquisire tutti gli atti relativi a un esposto denuncia contro...
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L'indennità, stando a quanto previsto dal contratto nazionale, sarebbe legata alle maggiori responsabilità per la carica ricoperta in quell'ufficio o area e non alla persona fisica, quindi una volta spostati altrove la stessa dovrebbe decadere. Parliamo di somme che in alcuni casi raggiungono i 9 mila euro. I fatti contestati risalirebbero addirittura alla gestione dell'allora direttore generale Attilio Bianchi, che individuò 68 posizioni organizzative, per un importo quantificato in 281 mila euro. Da allora, però, alcuni dipendenti, che nel corso degli anni hanno perso la carica di vertice organizzativa, avrebbero continuato a percepire indebitamente l'indennità. Questo perché, stando alla denuncia, finora tra tutti quelli che si sono succeduti nessuno avrebbe provveduto a predeterminare gli obiettivi da raggiungere per conseguire l'assegnazione della posizione organizzativa, né di eseguire le verifiche degli eventuali obiettivi richiesti posti a condizione dell'indennità. In questo modo uno strumento rivolto alla valorizzazione della cultura del lavoro per obiettivi e progetti sarebbe stato distorto in un beneficio personale concesso ad nutum dall'azienda, procurando, di conseguenza, anche un danno erariale. Non è la prima volta, in ogni caso, che al Ruggi vengano denunciati stipendi d'oro.
Già nel mese di ottobre del 2016 le fiamme gialle verificarono i redditi dichiarati dal personale negli anni che andavano dal 2013 al 2015, che in alcuni casi sarebbero riusciti a portare a casa, tra straordinario e altre indennità, anche il triplo di quanto sarebbe stato possibile percepire. Nello specifico si faceva riferimento alle retribuzioni di impiegati, caposala e addetti alle pulizie. Il plotone più cospicuo riguardava gli amministrativi appartenenti alle categorie ds e c, che nel 2013, stando alla denuncia, avrebbero presentato cud che raggiungevano, rispettivamente, 73 mila e 53 mila euro, a fronte di un guadagno annuo lordo che poteva arrivare massimo i 39 mila e i 29 mila euro. Retribuzioni, poi, dimagrite nel 2014 a 56 mila e 49 mila euro. Nel secondo caso, invece, alcuni caposala appartenenti alla categoria d, avrebbero percepito stipendi che raggiungevano, nei casi limite, i 52 mila euro nel 2014 e i 55 mila euro nel 2015, a fronte di un tetto massimo di 32 mila.
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Il Mattino