Hassam, 300 euro al giorno sulla pelle dei connazionali

Il suo soprannome era «appost» forse proprio perché era così che confermava agli imprenditori, e suoi complici italiani, di aver fatto «il...

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Il suo soprannome era «appost» forse proprio perché era così che confermava agli imprenditori, e suoi complici italiani, di aver fatto «il servizio». Hassam Amzghal - anche per il gip Giovanna Pacifico che ha accolto le richieste della procura Antimafia di Salerno - è il promotore dell’organizzazione. Particolare una sua frase intercettata dai carabinieri: «Io isoldi li faccio qui... in una giornata guadagno 300 euro».


I carabinieri del colonnello Antonino Neosi e del tenente colonnello Enrico Calandro, hanno cercato di velocizzare i tempi per ottenere il provvedimento cautelare a suo carico perché lo stesso stava per fare rientro in Marocco. E, una volta partito, il rischio era che si sarebbero perse le sue tracce. Come, forse, è successo per altri componenti del gruppo che, al momento, sono ricercati. Attraverso intercettazioni telefoniche, pedinamenti e anche l’ascolto di qualche clandestino vittima del sistema, gli investigatori sono riusciti a ricostruire nel dettaglio tutti i particolari dell’affare. Come il ruolo del commercialista Pasquale Infante, delegato formalmente dagli imprenditori alla trattazione amministrativa presso gli uffici competenti (Prefettura, Direzione territoriale del Lavoro, Inps) di tutte le pratiche (dai flussi alle richieste di disoccupazione al resto) e che, di fatto, tutelava gli interessi dell’organizzazione che seguiva personalmente non disdegnando di dare pareri e ricevere nel suo studio Hassan ogni volta che aveva bisogno di una consulenza. E le domande che materialmente immetteva nel sistema Unilav erano tutte ideologicamente false. E lui ne era consapevole. 


Braccio destro di Hassan, Nouredine Aitberka. Era lui ad intrattenere i rapporti con gli imprenditori agricoli e con i marocchini che si rivolgevano all’associazione per ottenere i documenti falsi, non solo permessi di soggiorno per fini lavorativi ma anche dichiarazioni di ospitalità: il tutto con la collaborazione della sorella Fatima. Compito di Ali Amezghal, invece, quello di raccogliere tutta la documentazione in arrivo dal Marocco da sottoporre poi all’attenzione degli imprenditori che avrebbero dovuto far richiesta di lavoratori in Marocco.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino