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Sua sorella e due dei suoi quattro nipoti sono riusciti ad attraversare il confine ucraino e stanno viaggiando dall’Ungheria verso Salerno. Presto potranno riabbracciarsi, al sicuro, lontano dal dramma della guerra. Eppure questo non le basta per essere felice. Perché, racconta Yarina Pylyukh, consulente commerciale da oltre vent’anni trapiantata in città, «ci sono tantissime zone ormai blindate, dalle quali è impossibile uscire. E migliaia di donne e bambini che se non moriranno per le bombe, lo faranno per la fame e la sete. La mia migliore amica vive a Kiev. È un medico militare, quindi non ha potuto né voluto abbandonare chi stava soffrendo. Ma ora è terrorizzata. Mi scrive in continuazione pregandomi di portare in salvo i suoi tre figli. Sarei disposta ad andare fin lì in macchina per darle una mano, ma ormai la nostra capitale è sotto assedio e non c’è nessuna possibilità di riuscire ad entrare. Che fine faranno quei piccoli?». La situazione, spiega Yarina, è la stessa a Zhytomyr, Kharkiv, Dnipro, solo per citare alcuni dei centri principali strozzati dall’assedio russo: «È un genocidio e non capisco cosa si stia aspettando ancora prima di aprire i corridoi umanitari. Per la nostra gente non c’è ormai altra possibilità di salvezza».
Da giorni Yarina non si ferma un secondo. È in contatto con l’assessore comunale alle Politiche sociali Paola De Roberto, con Lucia Lamberti de La Tenda e, naturalmente, con tanti esponenti della comunità ucraina trapiantati in città.
Olena e gli altri hanno scelto di attraversare l’Ungheria in autobus: «Qui non ci sono centri di accoglienza, che invece sono sorti a Varsavia e Cracovia, in Polonia, dove le auto restano in fila anche per tre giorni e alla fine in tanti sono costretti a muoversi a piedi. C’è chi ha percorso cinquanta chilometri, come una mia amica. Era stremata e ha preferito fermarsi lì». Una scelta che operano diversi profughi, perché «in Italia e in particolare al Sud, viene chi già ha un contatto e sa come muoversi, anche se ci sono delle organizzazioni che provvedono ai transfer da Varsavia alle principali città italiane». Yarina ha inviato più di una pec alla Croce rossa e all’Unicef: «Soltanto loro possono intervenire per salvare i bambini. Da ucraina mi batto e mi batterò per l’apertura dei corridoi umanitari. Lo chiedo a gran voce a tutti i politici, in primis al ministro Di Maio. Le famiglie non possono più mettere il naso fuori di casa neppure per acquistare cibo».
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