SALERNO - «Le ho uccise perché erano possedute da Satana». È quanto ha riferito il matricida Giovanni De Vivo al sostituto procuratore di Nocera Inferiore, Amedeo Sessa, che...
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Lo stesso che, secondo qualcuno, avrebbe urlato dal terrazzino di casa sua prima. Un urlo che in molti hanno scambiato per una banale discussione con la madre e la sorelle, una delle tante alle quali una parte del vicinato era abituata.
Vaneggiamenti che, stando ai sanitari che lo avrebbero preso in cura, sono tipici dei soggetti psicotici: il delirio, infatti, è proprio uno dei sintomi della malattia. Vaneggiamenti fatti mentre era però lucido e consapevole di ciò che aveva fatto. Tant’è che è stato proprio lui a raccontare al pm Sessa e ai carabinieri del Nucleo investigativo del reparto operativo del comando provinciale di Salerno (coordinati dal tenente colonnello Giulio Pini e diretti dal maggiore Alessandro De Vico) di quell’assegno che gli era stato tolto.
Un piccolo sussidio per la sua malattia che non percepiva più, e questo - stando sempre al racconto fatto da De Vivo - lo aveva gettato in una profonda angoscia. Di qui, probabilmente, l’istinto suicida. Un assegno, un contributo, sul quale sta ora lavorando la Procura per verificare se esistesse davvero e se davvero gli è stato tolto. Così come si sta cercando di capire se quella famiglia fosse ben seguita dai Servizi sociali. Non solo Giovanni aveva disturbi psicotici ma anche la madre e la sorella erano state in cura da uno psichiatra. Quest’ultima, in particolare, era affetta da autismo.
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Il Mattino