SALERNO - Sulla scrivania di don Nello Senatore c’è una pila di giornali parrocchiali freschi d’uscita. Impressa in fondo alla pagina campeggia l’Ultima...
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Il via vai di automobili è incessante. Così l’andirivieni di chi entra nel bar come ogni giorno. «Quale locandina?», domanda qualcuno. Ai tavolini c’è il solito movimento, malgrado la pioggia. E tutto scorre regolarmente. La posizione ufficiale il Caffè Verdi l’ha affidata a una nota: «La nostra attività è estranea alla comunicazione utilizzata per l’aperitivo del gruppo DiverCity di giovedì». Precisazione che, se era già arrivata dall’organizzatore dell’evento, Emanuele Avagliano, non è una presa di distanza. Anzi, è una rivendicazione della «totale libertà di espressione» di cui gode chi organizza eventi presso la struttura e una difesa di DiverCity: «Il gruppo collabora con noi in maniera costante e continuativa da due anni senza arrecare mai nessun problema e nessun danno». E ancora: «Caffè Verdi da anni è luogo di aggregazione, ritrovo, divertimento per l’intera movida salernitana e non solo. Rispettiamo la laicità e la libertà di espressione di tutti e di tutte. Le nostre porte sono sempre aperte a tutti, senza distinzione di razza, sesso o religione. Siamo per la politica dell’accoglienza a 360 gradi e senza riserva alcuna». Parole che, dopo il sostegno dell’Arcigay, piacciono ad Avagliano: «In queste ore di polemiche assurde e montate in una bolla d’aria, queste e altre parole a nostro favore rappresentano per noi una marcia in più per andare avanti e continuare a creare spazi liberi e aggreganti».
D’altro canto, quella di oggi non è la prima festa a tema: «Siamo abituati a questo tipo di serate – racconta un signore mentre sta per mettersi in auto – Le fanno ogni giovedì». La locandina, però, non convince: «Non è certo diffondendo vignette blasfeme che si lotta seriamente per i propri diritti», dice Gaetano. Una donna, con in mano album e figurine per i suoi bimbi, minimizza. Poi, incuriosita, guarda la foto dal giornale e cambia espressione: «Di pessimo gusto». Il punto è questo: non la serata in sé, ma la sua comunicazione. Aniello Salzano, ex sindaco di Salerno e residente nel quartiere, è chiaro: «Ognuno è libero di far quel che vuole però i principi religiosi, e non solo quelli cattolici, vanno difesi. Questo è un oltraggio alla religione». Qualcuno, per la strada, sorride e ci scherza, qualche altro fa spallucce. «Mi sembra una guerra tra fanatici» taglia corto Enzo. Mentre Gino Esposito, direttore artistico del Teatro Arbostella, va giù duro: «Sono per la libertà di opinione, ma usare la religione mi sembra blasfemo ed esagerato». E così pure il consigliere Giuseppe Zitarosa, anch’egli residente in zona: «Una caduta di stile». Eppure, non può certo definirsi un bigotto: un anno fa si distaccò dalla posizione del suo partito, Forza Italia, difendendo la decisione del Comune di patrocinare lo spettacolo Fa’afafine. Stavolta, però, storce il naso: «Hanno fatto un minestrone, la religione andava lasciata da parte». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino