Nerina era nata e cresciuta nel centro storico. Il suo vero nome era Anna, ma quel nomignolo lo aveva fin da bambina. Era dovuto alla sua carnagione scura, ai lungi capelli neri,...
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«Era talmente bella, che me ne innamorai, malgrado sapessi che quel corpo bellissimo era di chiunque potesse pagarlo». Luigi, salernitano, ex playboy, oggi ha tutti i capelli bianchi. Ma ha conservato, intatto, il suo fascino. Ci racconta di quel sentimento assurdo, che da ventenne gli tolse il sonno, e della drammatica fine di Nerina. «Conservo la sua foto - la tira fuori dal portafogli - perchè quella storia mi ha segnato la vita. Fui io a trovare il cadavere, orrendamente sfigurato. Il suo assassino, dopo averla soffocata, le tagliò il volto con una lametta. Una scena straziante, che ho ancora davanti agli occhi». Luigi è un noto commerciante, chiede l'anonimato ma non lesina dettagli, nel raccontare quel delitto rimasto impunito. «L'avevo conosciuta attraverso i miei amici - rivela - eravamo giovani, e le donne non ci bastava corteggiarle. Volevamo diventare uomini, esperti». Anche lui finì, una notte d'estate, in auto lungo la litoranea a scegliere, con gli amici, l'oggetto del trastullo. «Pagare una donna è anche un modo per eccitare i sensi - afferma senza riserve - certo, è squallido, ma è vero. Noi uomini siamo come bestie, ma a volte si finisce per fare la fine dei pifferai di montagna, che andarono per suonare e furono suonati». L'intelligenza e l'astuzia non bastarono a quel giovane studente, desideroso di apprendere l'arte di amare. «Da donna per una sera - continua - lei divenne il mio più forte desiderio. Quasi un'ossessione. Ne avevo sempre bisogno». Il suo amore era ricambiato in pieno dalla giovane prostituta. «Pagai solo i primi due incontri - confessa - poi i nostri diventarono appuntamenti sentimentali. Ricordo che un giorno la portai in auto a Positano, a mangiare un gelato e acquistare il costume da bagno. Camminavamo mano nella mano, come due fidanzatini. Eravamo felici. Quando ci salutammo pianse».
Luigi l'avrebbe appresa da un amico che indagò. Nerina aveva un «protettore», un uomo maturo, dell'hinterland napoletano, che incassava periodicamente un'alta percentuale sul mestiere della ragazza. «Non so se l'assassino è la stessa persona - il racconto entra nel vivo - ma quella sera, nella casa di Nerina, era entrato qualcuno che la conosceva. L'alloggio era stato rovistato da cima a fondo, fino alla scoperta di soldi e gioielli».
«Sono sicuro che lei voleva andarsene da Salerno - continua amareggiato - voleva trovare un lavoro onesto, cambiare vita. E lui non accettò questa scelta, perchè significava perdere una bella fonte di guadagno». Non ebbe il tempo. Il suo corpo fu di nuovo usato, poi straziato. Dopo averla violentata, l'omicida le rapinò quel poco che aveva. Nella casa del centro storico, quella sera, avevano prima litigato, poi lui l'aveva scaraventata sul letto e ancora una volta umiliata, per poi ucciderla e deprivarla della naturale bellezza, tagliandole il volto. Un'azione punitiva, l'ennesimo castigo per la sfortunata lucciola della Salerno antica. «Forse, giungendo prima in quella casa, l'avrei salvata - lamenta Luigi - e l'assassino non avrebbe avuto il tempo di scappare. Si, l'avrei ucciso».
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Il Mattino