Gilda, compagna di bomber Coda «Vi racconto il mio Massimo»

Massimo Coda con la compagna Gilda Senatore
SALERNO - Va al Massimo anche lei. Fedelmente al fianco di bomber Coda da ben dieci anni, anche Gilda Senatore è originaria di Cava de’ Tirreni. Da qualche mese...

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SALERNO - Va al Massimo anche lei. Fedelmente al fianco di bomber Coda da ben dieci anni, anche Gilda Senatore è originaria di Cava de’ Tirreni. Da qualche mese è diventata mamma del piccolo Saverio (nome del nonno paterno) e se il papà sta vivendo un momento di forma positivo lo deve soprattutto alla serenità che si respira in famiglia.


Coda ha 28 anni, lei 25: così giovani e un legame già saldo e duraturo.
«Ci siamo conosciuti da ragazzini, io avevo 14 anni e Massimo 17. Tutto iniziò da uno scherzo telefonico di sua cugina, mia cara amica. Da lì il primo incontro, non ci siamo più separati. Lui è sempre stato timido e riservato, la prima volta che ci siamo visti era piuttosto impacciato, complice anche la tenera età. All’epoca non fu facile, per giunta c’era anche la distanza perché lui giocava nella Cisco Roma».

La rivalità calcistica Cava-Salerno è nota. Come ha reagito l’ambiente di casa alle prodezze in granata?
«Appena s’è saputo del suo approdo alla Salernitana c’è stato un po’ di stupore e scetticismo. Massimo ha sempre affermato di non voler fare un torto alla sua città natale: la ama ma Salerno è un treno che non poteva perdere. Sapeva che avrebbe fatto il possibile per esaltare una piazza così calorosa e ce la sta mettendo tutta. Siamo qui da due anni, entrambi felici della scelta fatta».

Insieme avete condiviso tanto, l’argomento calcio non può restar fuori dall’ambito familiare. Quale annata Massimo ha vissuto con più gioia?
«Tra gruppo, amicizie ed esplosione calcistica senza dubbio quello in Slovenia, al Nova Gorica fece 18 gol. Però, a dirla tutta, il viso che aveva quando ha esordito in Serie A col Parma non è descrivibile: ha realizzato un sogno, era felicissimo. Anche a Cremona ci siamo trovati bene. Seguirlo in ogni città per me è stata la cosa più semplice».

Gli addetti ai lavori sostengono che Coda abbia sempre avuto tutte le carte in regola per “sfondare”. Il suo essere “troppo buono”, però, l’ha frenato. Conferma?

«Sì, gli è mancata la giusta dose di cattiveria sportiva. Lui è un buono con la b maiuscola, sia in campo che fuori. Io per prima gli rimprovero questo aspetto». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino