NOCERA INFERIORE - Condizioni di lavoro «disumane», rimproveri, minacce di licenziamento, sberleffi e denaro trattenuto sulle buste paga. La procura di Nocera...
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Di recente, il Tribunale del Riesame ha confermato le accuse della procura, insieme all'interdizione per sei mesi dall'esercitare attività d'impresa per D'Auria e il sequestro di circa un milione e 700mila euro, già disposto dal gip su alcuni conti correnti. Quaranta sono le accuse mosse dal pm Rubano all'ex colonnello. Principalmente quella di estorsione aggravata verso oltre trenta dipendenti, costretti a lavorare nei vari punti vendita localizzati nell'Agro nocerino e nel resto della provincia, in un clima «di intimidazione e costrizione», accettando condizioni contrattuali «illegittime» rispetto a quanto prevedeva la legge. Le vittime, in questo caso, avrebbero ricevuto stipendi inferiori rispetto al tempo di lavoro svolto, rinunciando a permessi e riposi, per poi firmare, dietro minaccia, verbali di conciliazione nei quali dichiaravano di rinunciare ai crediti di lavoro maturati e non corrisposti. Dieci i punti vendita gestiti dal 69enne, attraverso due società, dalle quali rassegnò le dimissioni dopo l'arresto. Otto quelli del marchio Sisa e Sole 365 presso i quali avrebbero lavorato i dipendenti poi sentiti da carabinieri e finanzieri. Oltre alle due Nocera, ci sono anche i market di Sarno, Cava de' Tirreni, Giffoni Valle Piana, Castel San Giorgio e San Valentino Torio. In quei supermercati, cinque suoi «stretti collaboratori» avrebbero «concorso» nelle varie estorsioni, offendendo e mortificando i lavoratori. Uno di questi, avrebbe molestato sessualmente una dipendente, solo per spingerla alle dimissioni. Per loro, il gip rigettò misure cautelari, in quanto i loro atteggiamenti «rispondevano ad una direttiva di D'Auria su come trattare i dipendenti per massimizzare il profitto aziendale». Per il 69enne c'è anche l'accusa di aver somministrato, in un caso, pietanze da asporto preparate con alimenti scaduti e non idonei al consumo, come carne annerita e maleodorante, poi corretta con l'aggiunta di additivi. I sei indagati, dopo aver ricevuto l'avviso di conclusione indagine, ora rischiano il processo. Giuseppe D'Auria è difeso dai legali Tiziano Tizzano e Paolo Carbone. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino