«Riprogrammare le risorse non spese per rilanciare il Mezzogiorno. E su questo la scuola avrà un ruolo fondamentale», il ministro Giuseppe Provenzano lo ha...
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Il valore di un centro siffatto lo conosce il ministro, cresciuto in un piccolo borgo siciliano. «Se prima - dice con rammarico - la frase dei genitori era “se studi ce la fai”, oggi non è più così. Oggi sembra valere il “più studi più puoi andartene”, e se non se ne vanno oggi è una vergogna». Questa drammatica e reale sintesi è il senso di un investimento su scuola e normalità per il ministro, perché vi siano possibilità invece per tutti. E le possibilità sono in fondi e bandi sia del ministero che della Regione, come ha sottolineato anche Franco Picarone, presente all'incontro, insieme ai giornalisti Antonello Caporale e Pierangelo Buttafuoco, ad Alberto Ferlenga, rettore università di Venezia, Alberto Fiori della Fondazione Leonardo, Peppino Caldatola della Civiltà delle macchine.
E poi le aree interne, ossatura dei piccoli Comuni. «Non possiamo immaginare sviluppo solo nei grandi centri - ha continuato Provenzano - o avremo contraccolpi demografici non recuperabili. Il problema è che se pensi di non contare, poi voti per rabbia. Se pensi che non stai partecipando ad un percorso di cambiamento, voti contro. Questo è un tema politico che riguarda tutti». Da qui la nascita della strategia delle aree interne per progettare servizi, infrastrutture, rimettere in sesto e rendere normalmente fruibili le cose che pure ci sono. «A volte aggiungere un treno in più, ti risolve un problema di trasporto - dice ancora - Il futuro è nelle aree interne, ma non solo denaro, bensì quale riscoperta della loro dimensione produttiva».
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Il Mattino