Magistrato, più volte parlamentare, politico di lungo corso. Salerno perde uno dei suoi ultimi decani della politica. Si è spento ieri, all'età di 93...
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Per quasi trent'anni parlamentare della Repubblica - è stato eletto quattro volte deputato e due senatore - e più volte sottosegretario, alla Sanità e ai Trasporti, Mario Valiante è stato anche componente dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa. Da magistrato, dopo aver concluso la sua lunga carriera politica, è stato anche presidente della prima sezione penale della Corte di Cassazione. Uomo di specchiata esemplarità, stimato per la sua serietà ed autorevolezza, Valiante sedette per la prima volta fra i banchi del Parlamento sul finire degli anni Cinquanta, dove ha ricoperto, dalla III all'VIII Legislatura, diversi incarichi. Fu uno dei maggiori protagonisti della riforma del codice di procedura penale, in qualità di senatore membro della seconda commissione permanente Giustizia (1979-1983), oltre a presiedere, dal 1981 al 1983, la Commissione parlamentare d'inchiesta sulla strage di via Fani, sul sequestro e l'assassinio di Aldo Moro e sul terrorismo in Italia. Si occupò anche di Europa quale membro della Giunta per gli affari della Comunità Europea e della commissione parere trattati di Lussemburgo. Da Roma a Salerno, con Roberto Virtuoso, aderì al gruppo politico «Iniziativa 70» che faceva capo a Carlo Emilio Taviani prima e al lucano Emilio Colombo poi. Da magistrato prestato alla politica, si distingueva per i suoi modi.
«Militava sul campo - ricorda Alfonso Andria, già senatore e presidente del Centro universitario europeo per i beni culturali - Non era espressione di potere, non ha mai fatto la conta delle tessere, e nei momenti delle cosiddette spartizioni non mercanteggiava, per questo finiva per avere quasi sempre la peggio». A lui si deve l'istituzione a Ravello del Centro universitario europeo, nato proprio sotto gli auspici del Consiglio d'Europa, tanto che il segretario generale ne fu fra i soci promotori, sottoscrivendo l'atto fondativo il 10 febbraio del 1983, come ricorda Alfonso Andria, già senatore e presidente del centro. «Dobbiamo al senatore Mario Valiante - ricorda il presidente Andria - che all'epoca in rappresentanza del Parlamento italiano sedeva nell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, la scelta della villa Rufolo come sede del Centro, grazie alla disponibilità dell'Ente per il turismo che ne è proprietario. Riuscì ad ottenere che la sede fosse a Ravello battendo nella disputa Aix en Provence». Legato a Valiante da una lunga e profonda amicizia, Andria ricorda quell'ultima telefonata, il 31 agosto, per gli auguri di compleanno. «Era una persona di grande probità, di specchiata esemplarità unica ed irripetibile. Non potrò mai dimenticare - racconta - i suoi slanci di altruismo e l'attenzione per chi lo aveva affiancato nella sua attività politica. Nel 1994, dovevo essere candidato alla Camera, nonostante gli strascichi di una brutta bronchite Valiante è rimasto al mio fianco, in strada, fino a mattina, sotto i portoni della sede romana dell'allora Patto Segni dove si lavorava alle candidature. Non la spuntammo - conclude - e col senno di poi è stato un bene, ma non dimenticherò mai quella notte». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino