Negozi e ristoranti chiusi la città turistica va in ferie

Negozi e ristoranti chiusi la città turistica va in ferie
Sono le 12.15 della prima, calda, domenica di agosto. Le macchine che si accalcano lungo via dei Principati ti confermano che quello della città vuota d’estate...

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Sono le 12.15 della prima, calda, domenica di agosto. Le macchine che si accalcano lungo via dei Principati ti confermano che quello della città vuota d’estate è solo un ricordo sbiadito. Le spiagge sono affollate, ma lo sono anche i vicoli di un centro storico dove si contano più saracinesche abbassate di quelle aperte, bar e ristoranti compresi. Superato l’ultimo tratto del corso Vittorio Emanuele con le grandi catene di abbigliamento e cosmetica, aria condizionata munite, che accolgono gli amanti dello shopping e i bar che offrono conforto a chi cerca una sosta aperitivo, sembra di trovarsi in un deserto. Il silenzio irreale, rotto solo dal rumore dei trolley e dalle voci dei turisti, inizia già a Portanova, per trascinarsi fino a largo Campo, tra botteghe a porte chiuse e qualche attività - gestita da stranieri, per lo più pakistani - che continua a esporre chincaglieria. Piazza Flavio Gioia è vuota: un solo ristorante ha deciso di non chiudere. Un gruppo di spagnoli - due coppie e tre bambini - all’uscita dalla pinacoteca provinciale, chiede indicazioni su dove poter mangiare. Su quella verticale troveranno una pizzeria e un’osteria. Stop. «Ci servono dei costumi perché vorremmo andare al mare. Perché è tutto chiuso?», si chiedono. 

IL CONFRONTO

Angelo e Anna, baresi, sono i più critici. Per loro è la prima volta a Salerno, «ma in tutta onestà non ci tornerei», commenta lei. Il perché è presto spiegato: «Alloggiamo a Cava de’ Tirreni che è una cittadina deliziosa e pulitissima. I portici profumano di pulito e tutto è tenuto un incanto. Negozi e ristoranti sono sempre aperti e il parcheggio è facile da trovarsi a costi accessibilissimi. Salerno - raccontano - ci ha deluso. Quando abbiamo messo piede nel centro storico ci siamo guardati e ci siamo detti: “Benvenuti nel Meridione”. C’è puzza di urina, per terra è un tappeto di cicche. Siamo fumatori anche noi e la prima cosa che abbiamo notato è che non ci sono cestini a sufficienza». L’elenco dei disagi non finisce qui: «Non sappiamo come fanno gli stranieri, perché la segnaletica, anche per noi italiani, è del tutto insufficiente».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino