Negozi e ristoranti chiusi
la città turistica va in ferie

Negozi e ristoranti chiusi la città turistica va in ferie
di Barbara Cangiano
Lunedì 5 Agosto 2019, 06:55
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Sono le 12.15 della prima, calda, domenica di agosto. Le macchine che si accalcano lungo via dei Principati ti confermano che quello della città vuota d’estate è solo un ricordo sbiadito. Le spiagge sono affollate, ma lo sono anche i vicoli di un centro storico dove si contano più saracinesche abbassate di quelle aperte, bar e ristoranti compresi. Superato l’ultimo tratto del corso Vittorio Emanuele con le grandi catene di abbigliamento e cosmetica, aria condizionata munite, che accolgono gli amanti dello shopping e i bar che offrono conforto a chi cerca una sosta aperitivo, sembra di trovarsi in un deserto. Il silenzio irreale, rotto solo dal rumore dei trolley e dalle voci dei turisti, inizia già a Portanova, per trascinarsi fino a largo Campo, tra botteghe a porte chiuse e qualche attività - gestita da stranieri, per lo più pakistani - che continua a esporre chincaglieria. Piazza Flavio Gioia è vuota: un solo ristorante ha deciso di non chiudere. Un gruppo di spagnoli - due coppie e tre bambini - all’uscita dalla pinacoteca provinciale, chiede indicazioni su dove poter mangiare. Su quella verticale troveranno una pizzeria e un’osteria. Stop. «Ci servono dei costumi perché vorremmo andare al mare. Perché è tutto chiuso?», si chiedono. 
IL CONFRONTO
Angelo e Anna, baresi, sono i più critici. Per loro è la prima volta a Salerno, «ma in tutta onestà non ci tornerei», commenta lei. Il perché è presto spiegato: «Alloggiamo a Cava de’ Tirreni che è una cittadina deliziosa e pulitissima. I portici profumano di pulito e tutto è tenuto un incanto. Negozi e ristoranti sono sempre aperti e il parcheggio è facile da trovarsi a costi accessibilissimi. Salerno - raccontano - ci ha deluso. Quando abbiamo messo piede nel centro storico ci siamo guardati e ci siamo detti: “Benvenuti nel Meridione”. C’è puzza di urina, per terra è un tappeto di cicche. Siamo fumatori anche noi e la prima cosa che abbiamo notato è che non ci sono cestini a sufficienza». L’elenco dei disagi non finisce qui: «Non sappiamo come fanno gli stranieri, perché la segnaletica, anche per noi italiani, è del tutto insufficiente». 
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