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Ancora una teste della procura ieri in aula per il processo in Corte d’Assise in cui è imputato Alfredo Erra, l’omicida della giovane parrucchiera di Pontecagnano Anna Borsa (difeso dall’avvocato Pierluigi Spadafora). E ieri in aula c’era anche Vincenzo Borsa, il fratello della vittima, lui e la sua famiglia rappresentati dagli avvocati Ivan Nigro e Rosanna Carpentieri. Tra i due uomini c’è stato per la prima volta uno scambio di sguardi. A raccontare ciò che ha visto quel maledetto 1 marzo 2022, è stata la collega di Anna, Paola Campione, anche lei dipendente del salone Sica Parrucchieri.
La giovane ha confermato in pieno quanto riferito nell’immediatezza dei fatti quando è stata ascolta ai carabinieri. In particolare si è soffermata su quella poche parole scambiate da lei con Erra poco dopo le 8 del mattino quando lui si è presentato all’uscita posteriore del salone, mentre Anna faceva i capelli ad una cliente, per chiederle di far uscire la sua ex fidanzata perché doveva darle una busta che lei, a sua volta, avrebbe dovuto consegnare al titolare della pizzeria accanto.
Busta che Erra voleva anche fotografare prima di lasciarla ad Anna. Erra in quella circostanza avrebbe anche riferito che voleva lasciare quella busta perché lui doveva andare a Milano a trovare la zia Anna.
«Erra è tornato ed è entrato nel negozio - ha detto la ragazza ai giudici - dall’ingresso principale lasciando sulla porta il trolley blu e sedendosi sul divano». In quella circostanza Erra avrebbe esclamato: «E ti pareva questo già sta qua». Riferendosi a Salvatore Sica il titolare del negozio che era entrato insieme a lui, invitandolo (tra l’altro) ad andare via. Subito dopo, ricorda la teste, Anna era andata a lavarsi le mani e lui le si era avvicinato chiedendole di parlare, lei era entrata nel piccolo ufficio del titolare e lui l’aveva seguita. «In quel momento ho sentito tre, quattro colpi di pistola» ha ricordato tra l’emozione Paola Campione. Una sequenza di eventi da brivido: subito corre anche Alessandro Caccavale, che ha incrociato Erra chiedendogli cosa fosse accaduto. «Io sono uscita dal salone, spaventata e dopo poco ho visto Alessandro dolorante e ferito mentre Erra scappava via».
Ricordiamo che ad Erra, da subito, è stata contestata proprio la premeditazione e, in sede di udienza preliminare, il gup Giovanna Pacifico gli aveva negato il rito abbreviato condizionato: l’uomo difatti voleva a tutti i costi tornare a condividere la vita con lei perché, diceva, di esserne innamorato. Eppure aveva avuto la lucidità di armarsi, di acquistare una pistola clandestina sul mercato nero, di restare seduto sulla poltroncina del salone in attesa che Anna finisse con una cliente. I giorni precedenti alla sua morte la giovane parrucchiera li visse da incubo.
«Ho paura di Alfredo» avrebbe detto alle persone care ma non aveva mai voluto presentare denuncia contro di lui. Nonostante lui avesse tentato di darle fuoco e nonostante le avesse reso la vita impossibile.
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