Ucciso nella guerra tra pusher, il killer chiede il processo sprint

La vittima Ciro D'Onofrio
Ha chiesto di essere giudicato con l’abbreviato Eugenio Siniscalchi, accusato dell’omicidio di Ciro D’Onofrio. Ieri il gup Alfonso Scermino del Tribunale di...

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Ha chiesto di essere giudicato con l’abbreviato Eugenio Siniscalchi, accusato dell’omicidio di Ciro D’Onofrio. Ieri il gup Alfonso Scermino del Tribunale di Salerno ha ammesso l’imputato (difeso dagli avvocati Silverio Sica e Rosario Fiore) al rito alternativo e la costituzione delle parti civili (i familiari della vittima rappresentati dagli avvocati Domenico Fasano, Anna Sassano ed Antonio Cammarota) per poi aggiornare l’udienza per la discussione di tutte le parti e la sentenza.


Secondo le accuse, l’imputato (che avrebbe agito insieme al fratello per il quale si procede separatamente in quanto minorenne all’epoca dei fatti) la sera del 30 luglio 2017 a bordo di uno scooter raggiunse la vittima in via Kennedy a Pastena, a ridosso del quartiere Italia, esplodendo alcuni colpi di pistola calibro 9 che raggiunsero il D’Onofrio al polmone e al cuore (uno), un altro alla scapola e un terzo alla coscia, causandone l’immediato decesso.

Le indagini della Squadra Mobile di Salerno, attraverso sopralluoghi, sequestri, intercettazioni e raccolta di testimonianze, immagini dei sistemi di videosorveglianza, avrebbero accertato che l’omicidio era da inserirsi in un contesto di criminalità per gestione e lo spaccio di sostanze stupefacenti. E nonostante il forte clima di omertà lo scorso anno si è giunti all’individuazione dei due fratelli che, per le accuse, sarebbero i responsabili dell’agguato: per la Dda salernitana (nella persona del pm Marco Colamonici), la vittima ed Eugenio Siniscalchi si erano sentiti più volte e a chiamare su quel numero di cellullare era stato sempre Ciro D’Onofrio ma pochi minuti prima dell’omicidio sarebbe accaduto il contrario. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino