Omicidio Marzia Capezzuti, in un video le sevizie e gli abusi fatti dagli amici del 15enne arrestato

La denuncia dei residenti di Pontecagnano: inviammo una mail con foto ai carabinieri

marzia Capezzuti, vittima di torture e poi uccisa
«Un grande cortocircuito tra servizi sociali e forze dell’ordine, nonostante le nostre segnalazioni». Non ci stanno i residenti di Pontecagnano, in via Verdi, a...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

«Un grande cortocircuito tra servizi sociali e forze dell’ordine, nonostante le nostre segnalazioni». Non ci stanno i residenti di Pontecagnano, in via Verdi, a sentirsi «omertosi». Anzi, molti – tra cui tanti partecipanti al gruppo Facebook Verità e Giustizia per Marzia – hanno segnalato diverse volte le condizioni in cui la giovane Marzia Capezzuti viveva. Tante domande, poche risposte. 

A porre punti di domanda sono proprio i cittadini che conoscevano Marzia come «una ragazza che ci chiedeva se potesse fare qualcosa per noi. Per strada urlava di volerci bene». Qualcuno, con le lacrime agli occhi, mostra quei messaggi social della giovane: «Mi chiedeva come stessi, in parte ce la portiamo tutti sulla coscienza ma le forze dell’ordine probabilmente di più». I vicini hanno provato a far sentire la propria voce: «Quando Marzia chiedeva di chiamare i carabinieri, sappiamo per certo che sono partite tre telefonate. Non è mai arrivato nessuno – spiegano – così come quando una ragazza inviò una mail corredata da un video di maltrattamenti e non è stato fatto nulla». Ma la paura risiedeva altrove per chi non è riuscito a metterci la faccia: «Non avevamo paura di quella famiglia, anche se facevano dispetti come rigare le auto o forarci gli pneumatici. Pensavamo che non venisse rispettato l’anonimato. Se denunciavamo, dopo poco, venivano a saperlo e da lì partivano minacce. Probabilmente dai carabinieri stessi? Chi lo sa». In effetti nell’ordinanza di custodia cautelare a firma del gip Alfonso Scermino, è la stessa Barbara Vacchiano (ora indagata assieme al marito Damiano Noschese e al figlio oggi 15enne) a dire alla mamma di Marzia, Laura Vincitore, quando la donna la chiama per sapere come mai i carabinieri di Bollate l’avevano chiamata per avere informazioni sulla figlia, che avrebbe chiamato «un mio amico carabiniere» della stazione. E anche un’amica di Barbara, sentita dagli investigatori, parla di qualcuno che «avvisava Barbara» quando doveva essere controllato il figlio Vito, agli arresti domiciliari. 

Chi abitava in quel quartiere non sempre ha fatto finta di nulla: «Nel nostro quartiere abita anche un uomo che appartiene alle forze dell’ordine, come ha fatto a non accorgersi? Tutto è partito dal 2019 quando il fratello di Barbara, compagno di Marzia, denunciò una presunta violenza sessuale da parte di Vito». Il rapporto tra i componenti della famiglia Vacchiano sarebbe spesso andato avanti a colpi di denuncia: anche Barbara avrebbe denunciato - si legge sempre nell’ordinanza - il furto di alcuni oggetti dal suo appartamento, di un orologio in particolare. 

Ci sarebbe anche un video che mostra la crudeltà delle torture e che è diventato virale tra i ragazzi che frequentavano quell’abitazione: «Si vede che la sera in cui a turno facevano fumare Marzia, qualcuno prese un oggetto di ferro, lo rese incandescente e la penetrarono». Segnalazioni fatte anche a marzo del 2020: «Dopo aver visto un video in cui la riempivano di botte mentre il figlio più piccolo beveva una birra – dice una residente – ho fatto partire una segnalazione. Chi ne era in possesso dice anche di averlo inviato ai carabinieri ma da lì, il nulla. Molti, inoltre, sospettavano una gravidanza e uno dei figli di Barbara lo raccontava in giro. L’unica spiegazione che siamo riusciti a darci del perché sia stata uccisa forse è questa: Marzia sarebbe diventata mamma di un figlio che era di Damiano?». Ma l’avvocato Pierluigi Spadafora, che difende i due coniugi, smentisce l’ipotesi. Al momento non ci sarebbe nessun riferimento a questo nell’ordinanza se non una «confessione» fatta da Vito ad un suo compagno di cella a Fuorni, nella quale avanzerebbe l’ipotesi della gelosia della mamma perché Damiano Noschese aveva rapporti con Marzia. E quella che viene definita la «menzogna» della gravidanza raccontata dalla vittima ai genitori. «Mi fa male quando dicono che non sono state fatte segnalazioni – concludono quelli del gruppo facebook- ci sono tante prove, tra cui i video inviati ai carabinieri che non sono mai intervenuti. Verrà tutto fuori, speriamo sia solo questione di tempo. Ma come facevano a nasconderla alle forze dell’ordine che avevano accesso in quella casa? Qualcosa non ha funzionato». Ombre anche sui servizi sociali: «Un assistente sociale che trova bambini che camminano scalzi e in mutande tra escrementi di animale perché non ha agito prima? Perché se le fu tolto l’ultimo figlio, le è stata affidata una ragazza fragile? Abbiamo anche litigato con i Vacchiano spesso, non avevamo paura di loro e devono pagare per quello che hanno fatto. Ad oggi ci hanno fatto paura solo le istituzioni che non ci hanno tutelati».

Leggi l'articolo completo su
Il Mattino