È stato condannato a 18 anni di carcere per l’omicidio della compagna Patrizia Attruia e il successivo occultamento del cadavere. La sentenza a carico del 51enne...
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Il delitto, secondo la ricostruzione della Procura salernitana, è avvenuto a Ravello tra il 26 e 27 marzo 2015 quando - nel pomeriggio - venne rinvenuto il cadavere. Giuseppe Lima fu arrestato a gennaio dello scorso anno in seguito a una serie di indagini dei carabinieri della compagnia di Amalfi che permisero di confutare l’alibi che Lima aveva fornito: dalla precisazione dell’orario del decesso della vittima all’acquisizione delle immagini registrate da una telecamera di sorveglianza fino alla chiamata in correità (nei confronti dell’imputato) effettuata dalla complice Vincenza Dipino che, in un primo momento, aveva dichiarato di aver agito da sola. Lima era finito davanti al gup già a settembre 2016 quando venne respinta la richiesta di abbreviato con l’invito al pm - da parte del giudice - di riformulare il capo di imputazione: per il gup, infatti, Lima aveva partecipato all’omicidio e non solo aiutato la Dipino ad occultare il cadavere di Patrizia Attruia nascondendolo in una cassapanca. E, così, i due processi si sono divisi: la Dipino (difesa dagli avvocati Marcello Giani e Stefania Forlani), che ha affrontato il rito ordinario, è stata condannata in secondo grado a 9 anni in quanto i giudici della Corte di assise d’appello le hanno riconosciuto «la minima partecipazione» (in primo grado era stata condannata a 23 anni). Mentre ieri, con il rito abbreviato, è stata emessa la sentenza di primo grado a carico di Giuseppe Lima: il gup Zambrano depositerà la motivazione nei prossimi tre mesi. A quel punto sia accusa che difesa potranno eventualmente appellare il verdetto emesso nei confronti dell’imputato. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino