Liberi dal 41 bis, la Dda impugna scarcerazione dei fratelli Petrosino

Liberi dal 41 bis, la Dda impugna scarcerazione dei fratelli Petrosino
PAGANI. La procura Antimafia di Salerno ha impugnato la scarcerazione dei fratelli Antonio e Michele Petrosino D'Auria. Il sostituto procuratore, Vincenzo Montemurro,...

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PAGANI. La procura Antimafia di Salerno ha impugnato la scarcerazione dei fratelli Antonio e Michele Petrosino D'Auria. Il sostituto procuratore, Vincenzo Montemurro, titolare dell'accusa al processo Criniera e Taurania Revenge, ha acquisito la documentazione per fare ricorso al Tribunale del Riesame per una nuova valutazione dei fatti. I due fratelli, considerati a capo di un'organizzazione criminale a Pagani, erano in carcere per associazione di stampo mafioso dal 2014, in regime di carcere duro. Erano stati scarcerati entrambi prima di Natale dal collegio competente a Nocera Inferiore, vista la cessazione delle esigenze cautelari e del tempo trascorso in carcere. Entrambi sono imputati nel processo Criniera, il cui impianto accusatorio verte sulle azioni criminali del clan Fezza - D'Auria Petrosino e sui rapporti presunti con la classe politica a Pagani. Il processo è in attesa di registrare la deposizione dei testi della difesa. Antonio D'Auria Petrosino è invece atteso dalla sentenza nel processo Taurania Revenge. In questo caso, è accusato di aver guidato un'organizzazione dedita al traffico di droga.


Ad oggi, tuttavia, non vi è una sentenza che attribuisca ai due fratelli una connotazione mafiosa, nè l'esistenza di un clan attivo - secondo la Dda - nel centro storico di Pagani. Il fratello maggiore, Michele Petrosino D’Auria, era stato assolto, insieme al fratello, nel processo Linea d’ombra, dove veniva considerato mediatore tra gli ambienti criminali e quelli della politica. Per diversi collaboratori e pentiti, i due fratelli avrebbero avuto ruoli distinti nel presunto clan che porta il loro nome: Antonio riconosciuto come capo e Michele inserito in ambienti "politici" e lontani dalla strada. Erano rinchiusi nei carceri di Novara e di Cuneo. L'Antimafia, intanto, prepara il suo ricorso.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino