Cava de' Tirreni, la Cassazione: paletti illegittimi, Comune dovrà risarcire il ragazzo che si è visto asportare la milza dopo un incidente

Il Comune di Cava de' Tirreni dovrà risarcire un ragazizno caduto su dei paletti ritenuti illegittimi e al quale è stata poi asportata la milza

I paletti ritenuti illegali dalla Cassazione
Il Comune di Cava de’ Tirreni condannato a risarcire i genitori di un ragazzino vittima di un grave incidente stradale che gli ha causato l’asportazione della milza....

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Il Comune di Cava de’ Tirreni condannato a risarcire i genitori di un ragazzino vittima di un grave incidente stradale che gli ha causato l’asportazione della milza. È quanto stabilito dalla Corte di Cassazione, terza sezione civile, accogliendo il ricorso dei legali della famiglia, gli avvocati Giuseppe Macario e Gennaro Guida dopo che sia in primo che in secondo grado l’Ente aveva incassato una assoluzione. Ora il fascicolo passa nuovamente alla Corte d’Appello di Salerno per la quantificazione del risarcimento e delle spese di Cassazione

 


La storia è brutta ma di quelle che potrebbero capitare a chiunque. Al centro del dibattimento la pericolosità dei paletti acuminati che dividono piazza San Francesco dalla strada che porta al pronto soccorso dell’ospedale di Cava. La vittima è un minore il quale, percorrendo con la sua bicicletta il marciapiede slittò, a causa dell’umidità presente sul suolo, sbattendo con la ruota anteriore contro uno dei paletti di delimitazione. Il ragazzino fu sbalzato dal sellino, cadde con l’addome sulla sommità acuminata di uno di questi paletti, installati in violazione dell’articolo 180 comma 5 del Regolamento di attuazione del codice della strada, secondo i giudici della Suprema Corte, e riportò gravi lesioni personali che resero necessario l’asportazione chirurgica della milza per salvargli la vita. 


Secondo le precedenti Corti, ci sarebbe stata la responsabilità della vittima ritenendo che il minore avrebbe avuto la possibilità di «evitare il pericolo osservando l’ordinario obbligo di prudenza e negando la presenza di alcuna insidia sul percorso dell’incidente». Principio questo da subito contestato dai suoi legali perchè la violazione era tenue rispetto al danno subito. Per la Suprema Corte, che ha definitivamente ribaltato l’esito del procedimento, invece, ci sarebbe stata una «oggettiva situazione di pericolo rapprestti acuminati illegittimamente apposti sul marciapiedi, in violazione del codice della strada». Sempre la Cassazione, nelle sue diciassette pagine di sentenza, parla anche di «errore della Corte territoriale» di non aver considerato la condizione di «intrinseca pericolosità» dei paletti in quanto «acuminati» facendo anche un esplicito riferimento alla «responsabilità oggettiva del custode», il Comune in pratica. Questo, dunque, secondo i giudici di Cassazione, supererebbe anche il principio, a cui si è fatto riferimento nei primi gradi di giudizio, della colpa della vittima la quale avrebbe attraversato con la bicicletta un tratto ad uso esclusivo pedonale. Inoltre, secondo i giudici della Cassazione, il custode (ovvero il Comune) non avrebbe mai dimostrato, nel corso degli anni, di aver fatto il tutto possibile pe r prevenire evenutali danni derivanti dalla presenza di paletti acuminati. Quindi, di non aver ottemperato ad un «dovere di prevenzione».

 

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Il Mattino