Caciocavallo “solidale”. È stato devoluto, così come annunciato, all’ospedale Cotugno di Napoli il 20 per cento delle vendite del Caciobond, il...
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E non solo. Commercializzato sotto il nome di “Caciobond”, perché si acquista prima, ma si ritira e consuma a stagionatura completata, dai tre ai ventiquattro mesi per chi vuole provare l’ebbrezza di un “parmigiano meridionale”, il cacio segue lo stesso procedimento di lavorazione della mozzarella di bufala ma la cagliata viene presa prima dei tradizionali tempi di maturazione, diventando caciocavallo di latte di bufala crudo. L'iniziativa solidale ha ricevuto i ringraziamenti di Giovanni De Masi, direttore amministrativo dell'ospedale Cotugno, che ha accettato e materialmente ricevuto la donazione effettuata con il 20 per cento dell'intero ricavato dei Caciobond. «Doveroso parteciparvi del ringraziamento giunto dal Cotugno di Napoli – scriva su Fb Giuseppe Morese - è piaciuta l'iniziativa e stanno piacendo anche i caciobond da uno e a tre mesi di stagionatura già consegnati e degustati da chi li ha generosamente sottoscritti. Un doveroso e sentito ringraziamento a Coldiretti Salerno che ha supportato con entusiasmo e forza l'iniziativa durante la scorsa primavera». Molti caciobond sono ancora in fase di “maturazione”, ma un obiettivo lo hanno già raggiunto: quello solidale, il più importante, per sostenere la lotta al coronavirus. «Siamo orgogliosi di aver sostenuto questa iniziativa - afferma il direttore di Coldiretti Salerno, Enzo Tropiano - che coniuga la generosità dei nostri imprenditori alla capacità di innovazione, in un momento di così grande difficoltà per il Paese. Sostenere l'Ospedale Cotugno di Napoli, in prima linea nella lotta al Covid 19, significa sostenere la rinascita dei nostri territori». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino