Processo Gambino, si torna in Cassazione

Processo Gambino, si torna in Cassazione
PAGANI. Rapporti tra politica e camorra a Pagani: fissata per il 13 maggio l’udienza davanti ai giudici della Corte di Cassazione che si pronunceranno sull’ordinanza in...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
PAGANI. Rapporti tra politica e camorra a Pagani: fissata per il 13 maggio l’udienza davanti ai giudici della Corte di Cassazione che si pronunceranno sull’ordinanza in carcere disposta dal Riesame di Salerno per dieci degli indagati coinvolti nella maxi inchiesta dell’Antimafia, ribattezzata «Criniera». Tra i nomi, quello dell’ex sindaco di Pagani e attuale consigliere regionale Alberico Gambino e dell’ex consigliere comunale Massimo D’Onofrio. La genesi del provvedimento scaturisce dall’accoglimento parziale del Riesame di Salerno dell’appello cautelare a firma del pm della Dda, Vincenzo Montemurro, nei confronti non solo dei due noti esponenti politici, ma anche di Daniele e Vincenzo Confessore, Giuseppe De Vivo, Francesco Fezza, Alfonso Cascella, Gennaro Napolano e Michele Califano. L’ordinanza era stata impugnata dagli avvocati difensori.


Nel disporre il carcere, il Riesame aveva contestato a Gambino e D’Onofrio il concorso esterno in associazione camorristica con il clan Fezza-Petrosino D’Auria. A Gambino, i giudici avevano attribuito il ruolo di «concorrente esterno all’associazione mafiosa» finalizzato alle tornate elettorali, così come contestato nel precedente procedimento «Linea d’Ombra». Il clan in questione, era rappresentato dai fratelli Antonio e Michele Petrosino D’Auria, entrambi ristretti in carcere, con il coinvolgimento presunto di Francesco Fezza, Giuseppe De Vivo e Vincenzo Confessore. In quell’ordinanza, il Riesame scrisse che il clan «per effetto delle azioni e deliberazioni assunte da Gambino e D’Onofrio ha conseguito un rafforzamento nel tessuto criminale locale, un accrescimento del potere e delle capacità economiche malavitose».

Leggi l'articolo completo su
Il Mattino