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I castagneti produttivi si collocano fra le specie frutticole più importanti dopo nocciole (84mila ettari), arance (83mila ettari), pesche e nettarine (66mila ettari), mandorle (53mila ettari) e uva da tavola (45mila ettari). Messo ormai da parte il cinipide, finalmente superato, ora la lotta si sposta sul piano climatico: la produzione deve dunque fare i conti con fattori squisitamente ambientali e naturali. A reggere maggiormente in questa campagna 2023 sono soprattutto gli Alburni. L’area tra Sicignano degli Alburni (dove è in corso la 51esima sagra delle castagne, che ci sarà anche nel prossimo weekend), Petina, Postiglione, in parte Roccadaspide riusciranno ad avere una buona produzione, inferiore comunque rispetto allo scorso anno, quando si sono registrati quantitativi record che hanno fatto ridurre i prezzi del prodotto sul mercato. Quest’anno, si torna a valori più normali, con una riduzione di circa il 50% rispetto al 2022, con un valore economico di mercato destinato a salire. La percentuale di raccolta, come indicano le analisi della Coldiretti sulle produzioni, si riduce maggiormente nel Cilento e in Costiera, evidenziando una raccolta a macchia di leopardo, a seconda del clima e dell’umidità del territorio. «Si prevede una resa a macchia di leopardo, zone in cui ci sarà più prodotto, alternate ad altre in cui non ve ne sarà. La qualità, in compenso, sarà ottima», è la stima che fa Coldiretti Salerno sulla campagna castanicola. Coldiretti evidenzia anche una differenziazione di produzione all’interno della stessa area del Cilento, dove i castagneti sono più carichi di prodotto «nelle zone più basse, mentre le zone alte presentano una produzione più scarsa».
Resta comunque importante la concorrenza internazionale per il prodotto campano. Il direttore di Coldiretti Salerno, Enzo Tropiano, spiega la tendenza di questo 2023: «Dovremo vedercela con i mercati portoghesi, spagnoli e greci, dove si prevede una produzione castanicola in salita».
Il Mattino