SALERNO - Si sono appostati davanti al portone della sua abitazione e lo hanno aggredito per portargli via il portafogli contenente l’incasso della sua attività...
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Quando il malcapitato si è accasciato per il dolore, l’aggressore si è inchinato e, infilandogli una mano nella tasca posteriore destra del pantalone, ha portato via il suo portafogli. Poi ha raggiunto di corsa il complice e insieme sono andati via. L’uomo, insanguinato e dolorante, ha cercato aiuto bussando ai citofoni dei condomini del palazzo. Alcune persone sono scese di casa appena si sono rese conto che si trattava di una emergenza e gli hanno prestato soccorso, chiamando ambulanza e carabinieri.
Sono stati proprio i militari della sezione Scientifica a trovare a terra, tra le macchie di sangue, il caricatore di una pistola giocattolo. Le indagini dei carabinieri del maggiore Paolo Rubbo e del tenente Bartolo Taglietti, hanno dunque preso il via proprio da quel caricatore e dal racconto fatto dalla vittima una volta tornata dall’ospedale dove i sanitari gli hanno suturato la ferita con sei punti e gli hanno riconosciuto una prognosi di sette giorni.
«Sono molto seccato da quanto accaduto. Non è bello tornare a casa, dopo il lavoro, ed essere aggrediti in questo modo da due ragazzetti... Perché erano giovani ma pericolosi. Se non mi fossi girato, se il portone non fosse rotto, così che basta tirarlo a se per farlo aprire, avrei infilato la chiave nella toppa e mi avrebbe colpito alla nuca, con ben più gravi conseguenze. Sì, perché non avrei visto la sua immagine riflessa nei vetri e non mi sarei girato». Il ristoratore preferisce mantenere l’anonimato. In fondo è la violenza subita a fare notizia, non la sua identità. «Da stanotte penso a tante cose che mi fanno rabbia: penso che mio figlio è giunto con la sua auto poco dopo... e penso che se fosse arrivato mentre fuggivano si poteva scontrare con loro e sarebbero accaduti altri danni. È brutto subire una rapina così... ti senti impotente». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino