Caso Crescent, l'associazione Italia Nostra presenta una nuova denuncia in procura. Nel mirino, questa volta, finisce la Regione Campania accusata dagli ambientalisti di...
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Ma gli ambientalisti hanno dato mandato ad uno dei loro legali, l'avvocato Oreste Agosto, i valutare anche nuove azioni anche in sede amministrativa.
Sulla realizzazione del Crescent su area demaniale, ed in particolare sul torrente Fusandola plurivincolato, Italia Nostra aveva presentato richiesta di intervento sia al ministero dell'Ambiente che alla Regione Campania. Il vice capo di gabinetto della giunta regionale della Campania, Michele Gerardo, una volta visti gli atti spediti dagli ambientalisti, ha trasmesso il fascicolo Direzione regionale per il governo del territorio. E da qui è iniziato il lungo iter: la direzione generale, difatti, a sua volta ha trasmesso gli atti al genio civile di Salerno. Ma nessuno degli organi aditi ha preso decisioni in merito per la tutela del torrente Fusandola. È del 15 novembre scorso, però, una nota del direttore generale regionale, Silvio Uccello, della direzione generale per le risorse strumentali, il quale ha affermato che il Demanio regionale non ha alcuna competenza in merito. In particolare - riporta Italia Nostra in una nota a firma del presidente Raffaella Di Lello - il direttore generale avrebbe specificato che i torrente Fusandola rientra nella giurisdizione del Demanio dello Stato in quanto fa parte delle acque pubbliche. Di qui l mancanza di competenza delle stesso demanio regionale sulla questione». Per gli ambientalisti si tratta invece di una «omissione di pronuncia chiaramente illegittima», in quanto - si legge sempre nella nota - «la Regione e gli enti locali hanno competenza in materia di gestione del demanio idrico, di polizia delle acque, ivi compreso la tutela del sistema idrico». Di qui la denuncia presentata nei giorni scorsi presso la procura di Salerno.
Resta da attendere ancora la pronuncia del ministero dell'Ambiente.
Esistono già degli esposti del Comitato No Crescent sulla vicenda demanio idrico e nuova «diramazione» del Fusandola. Tre denunce presentate nel 2016 e di cui, al momento, si conosce soltanto il nome del sostituto procuratore titolare del fascicolo, Guglielmo Valenti, lo stesso che ha trascinato in un'aula di tribunale l'allora sindaco - oggi governatore della Campania - Vincenzo De Luca che proprio di recente ha incassato una assoluzione in quel processo. Denunce legate all'assenza di certificazioni da parte della Capitaneria di porto relativamente all'edificazione della «mezzaluna» di Bofill che insiste non soltanto sul demanio marittimo ma anche su quello idrico, rappresentato appunto dal torrente Fusandola il cui corso, secondo quanto rilevato tecnicamente, non sarebbe mai stato deviato: sarebbe, in pratica, stata realizzata soltanto una diramazione per far defluire parte delle acque. Un intervento «mal riuscito» in quanto il nuovo percorso è rimasto asciutto e si sta insabbiando. Nel mirino finirono allora la Regione Campania in materia di demanio idrico, l'Autorità portuale per la vicenda della Torre e la Soprintendenza per le competenze sancite dal codice dei beni culturali che sono concorrenti a quelle comunali in materia di demolizione e vigilanza in assenza di autorizzazione paesaggistica. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino