SALERNO - Fino all’ultimo giorno. Per ventidue anni consecutivi. Annamaria Massa ha saputo della chiusura della Marzotto Sud dai giornali, dopo che ai cancelli era stato...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
«Un venerdì come tanti, una giornata di lavoro qualsiasi», pensava. Non immaginava, Annamaria, che quelle inferriate non si sarebbero più riaperte. Né poteva prevedere che trent’anni dopo, lei, una donna minuta e timida, avrebbe dovuto portare in tribunale il governo italiano. Non un tribunale qualsiasi, ma quello di Strasburgo. È alla Corte europea dei diritti dell’uomo che ha deciso di chiedere giustizia.
È nei giudici che si riuniscono nella città francese che Annamaria ha riposto la speranza di vedere affermato un suo sacrosanto diritto: quello all’equo processo affinché le venga riconosciuta la rivalutazione dei contributi versati e quindi la riliquidazione della pensione. Perché nell’ampia e allora florida fabbrica di via generale Clark, Annamaria e altri 1.200 operai sono stati esposti per anni alle polveri sottili dell’amianto. E oggi, malgrado l’accertata esposizione a «rischio morbigeno qualificato», l’Inps non solo le ha negato, dopo averglielo concesso, il beneficio previdenziale previsto, ma le ha addirittura chiesto di restituirlo.
Leggi l'articolo completo su
Il Mattino