Ordine degli Avvocati, si potrebbe andare al voto prima dell'estate. Nel corso di una riunione serale, quella di lunedì esattamente, sono state chiuse due liste che...
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La partita al Consiglio dell'Ordine di Salerno, pertanto, si gioca tutta sul filo della legge e sul significato lessicale dei termini. Anche perchè, in caso di eventuale vittoria di Montera, e di un successivo ricorso, i tempi sono lunghi per valutare la posizione del presidente rieletto. Dovrà infatti essere il Consiglio nazionale forense ad esprimersi e Salerno potrebbe non essere l'unico caso da esaminare. Anche la decisione del Consiglio è appellabile, in Corte di Cassazione. Insomma, tra un ricorso e l'altro potrebbero passare anche due anni. Due anni durante i quali Montera resterà presidente a pieno titolo.
Quelle che fanno capo al presidente riconfermano molti consiglieri uscenti. Sette le new entry, tra questi il presidente onorario della Camera penale Michele Sarno e il penalista Cecchino Cacciatore. In lista anche un altro ex aspirante candidato alla Camera penale, Saverio Accarino. Ma i nomi al momento non sono ancora stati ufficializzati, si attende la pubblicazione sul sito dell'Ordine degli Avvocati di Salerno. Dalla parte opposta, invece, dovrebbero essere riconfermate anche le candidature di Oreste Agosto (che ha trovato un accordo con i colleghi e creato una propria lista) e quella di Maria Carmela Piscitelli la quale, forte dell'appoggio di altri sette avvocati qualche settimana fa ha cercato di bloccare l'approvazione del bilancio dell'Ordine forense contestando una serie di voci. In effetti la legge è chiara: chiunque avvocato può decidere di candidarsi, anche senza il supporto di una lista. Lista che, di fatto, nasce soltanto quando i diversi candidati si accordano tra di loro.
Esplose dirompente lo scorso dicembre quando fu emessa una sentenza dalle sezioni unite della Cassazione con la quale venivano assimilate le elezioni forensi agli incarichi amministrativi, ritenendo necessario «assicurare la più ampia partecipazione degli iscritti all'esercizio delle funzioni di governo degli Ordini, favorendone l'avvicendamento nell'accesso agli organi di vertice, in modo tale da garantire la par condicio tra i candidati, suscettibile di essere alterata da rendite di posizione, nonché di evitare fenomeni di sclerotizzazione nelle relative compagini, potenzialmente nocivi per un corretto svolgimento delle funzioni di rappresentanza degli interessi degli iscritti e di vigilanza sul rispetto da parte degli stessi delle norme che disciplinano l'esercizio della professione, nonché sull'osservanza delle regole deontologiche». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino