Salerno, separato in casa causa Covid: ecco i trucchi per giocare con il figlio

Salerno, separato in casa causa Covid: ecco i trucchi per giocare con il figlio
Una media di dieci post al giorno, tutti molto divertenti ed ironici. Dalla simpaticissima diretta nella quale si diverte a scagliare dardi su un bersaglio rosso con su scritto a...

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Una media di dieci post al giorno, tutti molto divertenti ed ironici. Dalla simpaticissima diretta nella quale si diverte a scagliare dardi su un bersaglio rosso con su scritto a caratteri cubitali Covid, allo screenshot dei risultati del secondo e ultimo tampone. Dai lunghi sfoghi sulla sua reclusione in camera da letto, alle foto sui manicaretti (dietetici anche durante la malattia) consegnati alla porta, alla condivisione delle coccole del suo dolce Chihuahua, l'unico a potergli fare compagnia h24. È il diario social di Francesco Landi, 41 anni, manutentore presso un'azienda di Pontecagnano, che ha scoperto di essere inciampato nel virus il giorno di Natale. La sera decimi di febbre e la scelta, ancora prima del primo tampone, di rintanarsi in camera da letto. Dall'altra parte della porta Rocco, il figlio di 9 anni e la moglie Ylenia, che ancora non ha smesso di igienizzare casa, nonostante oggi l'inferno sia finito.

«Sono stati 20 giorni interminabili - racconta Francesco - in cui mi sono sentito in colpa per essermi distratto ed essermi beccato il Covid. Ho avuto paura per me e per la mia famiglia, ma ho scelto di percorrere la strada dell'ironia. È stato l'unico modo per esorcizzare la paura». Tra le sue mille pubblicazioni Francesco infatti non ha mai raccontato quanto sia stato male, ad un passo dal ricovero in ospedale. Saturazione ad 89, dolore in petto che non lo faceva respirare. «Ho avuto il terrore di addormentarmi, boccheggiavo non respiravo». Allo spavento ha scelto di sostituire il sorriso (ha anche elemosinato, tra le risate di tutti i suoi vecchi e nuovi seguaci, una pasta e patate ad Ylenia che però non è mai arrivata) la voglia di scherzare con il «gruppo di amici malati di Covid», di mettere in pratica la fantasia e soprattutto di tranquillizzare Rocchino che ogni giorno chiedeva al suo papà: «Quando facciamo la lotta?» una routine ante Covid prima di infilarsi sotto le coperte.

Con la mamma ha vissuto la malattia del papà dall'altra parte di quella camera da letto: un ambiente dove ha mangiato, fatto la DaD, giocato a Play Station e dormito. Ed è quando arrivano le ore piccole che papà Francesco s'inventa una storia dolcissima: fingere che quell'ambiente sia a cielo aperto, come se fossero in un campeggio, gonfiare un materassino e guardare le stelle insieme anche se da due finestre diverse. «La vedi quella stella papà?» chiedeva; «Sì Rocco, è nonna Annamaria. Prepara il giubbino, che se domani non piove si va in canoa». Per il piccolo è diventato un gioco, è stato divertente ed ogni volta diverso. Un ricordo memorabile, un momento atteso, bellissimo, ma mai quanto l'abbraccio che ieri li ha uniti di nuovo.
 

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Il Mattino