Salerno, murales dedicati a Gatto: nuovo sfregio alle Fornelle

Sfregiato un altro murales dedicato a Gatto al rione Le Fornelle di Salerno

Una delle scritte con le quali si è vandalizzato il murales
Non c’è pace per i murales dedicati al poeta salernitano Alfonso Gatto. Dopo i danneggiamenti fatti a quelli realizzati dall’artista Alice Pasquini sulla...

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Non c’è pace per i murales dedicati al poeta salernitano Alfonso Gatto. Dopo i danneggiamenti fatti a quelli realizzati dall’artista Alice Pasquini sulla scalinata dei “Mutilati”, che si snoda tra via Velia e piazza Principe Amedeo, è toccato a quelli che impreziosiscono le pareti del rione Fornelle.

Due episodi di inciviltà da condannare, ma di matrice completamente diversa. Se nel primo caso, infatti, i tag posti sulle opere di Pasquini lasciano credere che si sia trattato dell’intervento di qualche writer, mirato a rimarcare la territorialità, nel secondo è evidente che ad operare siano stati giovani balordi che si sono divertiti a imbrattare le pareti con scritte volgari e falli. In questo caso il progetto teso a ricordare l’intellettuale cittadino nasceva dalla collaborazione tra la Fondazione Gatto e il team di Inward, Osservatorio sulla creatività urbana diretto da Luca Borriello, in collaborazione con l’Università degli studi di Salerno. 

«Quando coloro che dovrebbero sensibilizzare e tenere alta l’attenzione sul valore della cultura e della memoria sono indifferenti, la comunità diventa insensibile e indifferente. Chi dimentica è traditore»: con queste parole Filippo Trotta, presidente della Fondazione Gatto, ha voluto stigmatizzare sui social l’ennesimo sfregio alla memoria di un poeta che sembra essere stato rimosso dall’identità della città, nonostante gli sforzi della Fondazione. «Purtroppo non mi sorprende - spiega - Quando c’è un così forte disinteresse a partire dal livello apicale, nei confronti della tutela e della valorizzazione di una delle poche figure di spicco che ha avuto i natali a Salerno, è evidente che anche la base agisce di conseguenza. Tra l’altro l’ultimo atto vandalico ha avuto luogo nelle Fornelle che è notoriamente un rione degradato, dove mancano i servizi essenziali a partire dalla raccolta dell’immondizia. E come è noto, il degrado richiama degrado. Purtroppo senza una adeguata politica culturale anche ogni tentativo di rigenerazione urbana attraverso l’arte e la poesia si rivela fallimentare». 

Il riferimento, al di là degli ultimi casi, è in particolare al progetto del centro studi dedicato a Gatto che avrebbe dovuto dirigere uno dei principali poeti italiani contemporanei, Valerio Magrelli. Dopo la firma di una convenzione con il Comune e l’Università era stata individuata come sede quella dell’ex Museo del falso di via Porta Elina. Ma poi, con una determina dirigenziale, l’immobile è finito nell’elenco di un’asta pubblica per la locazione. Una scelta, tra l’altro, non solo non concordata, ma neppure comunicata ai diretti interessati che si sono ritrovati improvvisamente senza più una sede e con un progetto arenato che probabilmente non vedrà più la luce. «È una questione di disinteresse - incalza Trotta - Se non c’è la volontà di fare qualcosa per Gatto a livello istituzionale, è evidente che non può esserci, nella società civile, amore e cura per il passato di questa città». 

Un tema caro anche a Dario Renda, fondatore della pagina facebook Comitato territoriale Salerno Mia: «Spiace per quello che sta accadendo, è un segnale preoccupante su cui dovremmo riflettere tutti, non solo le famiglie o le istituzioni. È capitato anche a noi, perché il murale realizzato da McNenya a porta Rateprandi in occasione di uno degli appuntamenti di Retake è stato danneggiato. Più che di vandali parlerei di stupidi e di persone ignoranti che non comprendono né l’arte urbana né più in generale la cultura. Se oggi andiamo a chiedere a un ragazzino chi è Alfonso Gatto, al massimo risponderà che è un viadotto. Interroghiamoci sulle colpe, anche le nostre, sulla nostra incapacità di trasmettere valori». Per Renda, dunque, è un problema culturale, «che corrisponde a un’offerta molto bassa. Ci sono degli eventi di qualità, ma sono pensati da chi li organizza per il loro target di età. Ci sono fasce completamente scoperte: i giovanissimi e gli anziani. E i primi, non avendo neppure spazi dove incontrarsi, finiscono con il divertirsi in modo balordo ferendo ciò che è patrimonio della collettività. Non mi invento nulla di nuovo. È la teoria delle finestre rotte. Se non ripari il vetro autorizzi qualcun altro a distruggere il secondo, il terzo e così via». 

 

 

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Il Mattino