Segregata in casa e costretta a spacciare dal convivente: 25enne salvata dalla madre

Segregata in casa e costretta a spacciare dal convivente: 25enne salvata dalla madre
Segregata in casa, umiliata e picchiata, ma anche costretta a spacciare e a non mangiare regolarmente. Riesce a salvarsi, chiamando la madre e il suo avvocato. Sono questi i...

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Segregata in casa, umiliata e picchiata, ma anche costretta a spacciare e a non mangiare regolarmente. Riesce a salvarsi, chiamando la madre e il suo avvocato. Sono questi i contorni di un’inchiesta condotta nei riguardi di un 33enne di Nocera Inferiore, indagato dalla procura per stalking, lesioni e violenza privata. La vittima è una giovane studentessa di 25 anni, che giorni fa è riuscita a raccontare quanto avrebbe subito, da tempo, ai carabinieri di Pagani. A salvarla sono stati i vigili del fuoco, che hanno abbattuto la porta dell’appartamento dove il giovane la teneva segregata.


L’uomo, con il quale la ragazza aveva avuto una relazione, era riuscito a convincere la vittima a vivere insieme. La 25enne si trovava in cura presso una comunità a Salerno, in virtù di una patologia che stava curando e gestendo, una sorta di «depressione affettiva». Un carattere debole e volubile, sul quale l’uomo aveva fatto leva, convincendola a tornare con lui. I due erano stati insieme per tre anni, prima della rottura, in ragione di una serie di atti persecutori e minacce che la stessa avrebbe subito in quel lasso di tempo. Una volta tornati insieme, i due erano andati a stare insieme a Pagani, in casa dell’uomo, agli inizi dello scorso dicembre. Ma dopo circa una settimana - stando al racconto della ragazza - le cose sarebbero rapidamente peggiorate.


La giovane, assistita dall’avvocato Maria Grazia Cafisi, scoprì che il ragazzo assumeva ma spacciava anche droga, arrivando anche a coinvolgerla personalmente. Durante un controllo dei carabinieri, infatti, la studentessa fu costretta a nascondere nel reggiseno 19 dosi di crack, poi scoperte dai militari. L’uomo le aveva infatti ordinato di accompagnarla durante l’attività di spaccio, in modo da poter poi nascondere la droga ed evitare i controlli. Ma la vittima avrebbe subito sorte anche peggiore, nel tempo, durante le fasi della convivenza, perché più volte presa a schiacci, calci e pugni, e in un’occasione anche pestata con una padella, oltre che aggredita verbalmente. La giovane rimediò diverse ferite serie sul volto e il resto del corpo, ma non poteva uscire di casa né scappare. Il compagno infatti l’avrebbe chiusa in casa, a chiave, nella sua camera, sequestrandole anche il telefonino. Fu solo quando lo dimenticò, per una volta, che la studentessa riuscì a chiamare i soccorsi, rivolgendo una richiesta di aiuto prima alla madre e poi al suo avvocato.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino