Libero il killer di Simonetta Lamberti, la sorella: «Una vergogna, mi dicano in faccia perché»

Libero il killer di Simonetta Lamberti, la sorella: «Una vergogna, mi dicano in faccia perché»
«È vergognoso. Devono spiegarmi perché questo camorrista assassino è tornato a casa dalla sua famiglia. È tornato libero. Devono dirmi in faccia...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
«È vergognoso. Devono spiegarmi perché questo camorrista assassino è tornato a casa dalla sua famiglia. È tornato libero. Devono dirmi in faccia perché. Io lo pretendo». Con queste parole Simonetta Serena Lamberti commenta la notizia, appresa dai giornali, della scarcerazione di Antonio Pignataro, già condannato, tra l’altro, a trenta anni di carcere per l’omicidio della sorella Simonetta. La voce è rotta dalla commozione. Un pianto misto a rabbia, la stessa che aveva provato quattro anni fa, quando Pignataro aveva ottenuto i domiciliari per poi finire di nuovo in carcere con l’accusa di associazione camorristica e scambio elettorale politico mafioso. Nei mesi scorsi, il sessantaduenne ex esponente della Nuova camorra organizzata, ha presentato, per mano del suo avvocato Antonio Sarno, un’istanza di scarcerazione per tornare a casa e curare i due tumori da cui è affetto.


È così, dopo aver scontato diversi anni nel carcere di Opera a Milano, è stato rimesso in libertà e presto farà rientro nella sua abitazione di Nocera Inferiore con il divieto di uscire di casa dalle 22 alle 8 del mattino. «È irreale - spiega Simonetta Serena Lamberti - come nel 2015 quando, già condannato in primo grado e all’inizio dell’Appello, ottenne i domiciliari per gravi condizioni di salute. Condizioni di salute così gravi da consentirgli, anche per l’assenza di controlli, di organizzare un clan. Solo grazie alle indagini dei Ros fu evitato un attentato». Dopo altri due anni, però, è arrivata la scarcerazione: «È accaduto l’inverosimile. È successo quello che nessuno poteva aspettarsi. Un essere che ha continuato a fare del male, a programmare crimini come le notizie di cronaca ci hanno raccontato, è tornato libero. Libero di tornare a casa dalla sua famiglia. È stato sempre un camorrista anche quando era ai domiciliari, perchè non potrebbe fare la stessa cosa anche adesso? Dobbiamo aspettare che uccida ancora?». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino