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Prima ha appiccato il fuoco all’interno della struttura per migranti dove era stato accolto poi, una volta in carcere, ha fatto la stessa cosa rischiando di soffocare a causa dei fumi sprigionatisi nell’intero reparto e, infine, mercoledì pomeriggio è finito in ospedale dopo essersi arrampicato all’interno della sua cella dove è ristretto in regime di isolamento. Voleva raggiungere un’alta finestra l’appena 18enne gambiano arrestato il 17 ottobre scorso dai carabinieri, ma è precipitato rovinando sul pavimento della cella. A salvarlo sono stati ancora una volta gli agenti della polizia penitenziaria, diretti dal comandante Gianluigi Lancellotta, che lo hanno immediatamente trasportato al pronto soccorso del Ruggi dove è stato subito medicato e, solo in tarda serata è rientrato a Fuorni dove ora è piantonato giorno e notte per evitare che possa commettere altri atti inconsulti. Quando la settimana scorsa è finito dietro le sbarre del carcere dopo aver appiccato il fuoco, all’interno della casa di accoglienza c’erano cinque minori di età compresa tra i sette e i 17 anni. L'episodio avrebbe quindi potuto sfociare in tragedia
Il Mattino