È un Natale di sofferenza, quello dei lavoratori della Treofan di Battipaglia. Sabato, scaduto lo sciopero proclamato per impedire che macchinari e prodotti potessero...
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L'azione dei lavoratori, tuttavia, non si è fermata a questo. Nella stessa serata di sabato, infatti, è stata scritta una lettera all'indirizzo dei vertici della Jindal. In particolare, il principale destinatario della missiva è stato Manfred Kauffman, ceo della Jindal Films Europe.
«Noi siamo ancora qua - attaccano i lavoratori - 22 dicembre, il sabato che anticipa il Santo Natale, che dovrebbe essere una giornata serena alle prese con lo shopping natalizio, con gli aperitivi con amici e parenti!». Quella del 2018, però, non è una vigilia di Natale felice: «Un giorno ricco di dubbi, di rabbia, privo di qualsivoglia serenità - proseguono le maestranze nella lettera - serenità che di consueto si augura in questi giorni! Tutto grazie alle politiche finanziarie meramente legate a profitti e utili, tutto grazie ai grandi signori del potere economico». Il bersaglio della loro invettiva diventa, in questo caso, l'ingegnere Carlo De Benedetti, titolare, per mezzo di un'altra società, della quota di maggioranza della M&C che ha venduto il gruppo Treofan a Jindal. «Questa sera noi lavoratori dello stabilimento Treofan di Battipaglia siamo ancora più uniti e compatti insieme alle nostre famiglie, per urlare a tutti voi il nostro diritto al lavoro - proseguono - Abbiamo solo voglia di produrre ricchezza per questa nazione, per questa regione, per questo comune». Da qui, la loro richiesta: «Ridateci la resina! Noi siamo pronti a ripartire».
L'azienda, dunque, sarebbe in grado di tornare immediatamente alla produzione. Avendo la disponibilità della resina per la produzione dei films, in virtù di ordini che potrebbero farla sopravvivere fino a giugno 2019, le prime bobine sarebbero pronte nell'arco di un paio d'ore. Tuttavia, inspiegabilmente, da giorni non si vede alcun rifornimento di materia prima. Anzi, i lavoratori hanno dovuto proclamare lo sciopero, proprio per impedire che semilavorati e materiali potessero essere trasferiti altrove, magari a Terni o in Germania dove si trovano le altre sedi del gruppo. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino