Ucciso dal batterio killer in ospedale, l'urlo della famiglia: vogliamo giustizia

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«Voglio giustizia e soprattutto vorrei che all’ospedale di...

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«Voglio giustizia e soprattutto vorrei che all’ospedale di Eboli non vengano uccise altre persone dai batteri, come è accaduto a Vito Amabile». Parole accorate quelle di Nicola De Caro, genero di Vito Amabile, 72enne ebolitano deceduto il 14 settembre al Cotugno di Napoli, dopo essere stato ricoverato all’ospedale di Eboli, per un infortunio. L’anziano ha contratto tre batteri che lo hanno portato alla morte. Nella mattinata di mercoledì scorso, De Caro si è recato dai Nas a Salerno per evidenziare alcuni aspetti riguardanti la degenza del congiunto all’ospedale ebolitano. «Nei giorni scorsi – ribadisce – sono venuto in possesso di una nota stampa del direttore sanitario del nosocomio di Eboli, Mario Minervini, nella quale si sostiene che un laboratorio privato ha effettuato i prelievi presso l’ospedale per individuare i batteri e l’esito è stato negativo. Perplesso e amareggiato, ho contattato il laboratorio che ha effettuato le analisi e il personale mi ha riferito che i prelievi sono stati effettuati su parti specifiche indicate dai sanitari dell’ospedale. Una procedura ambigua che ho evidenziato ai carabinieri cui ho consegnato il comunicato, e una serie di registrazioni telefoniche riguardanti conversazioni tra i sanitari dell’ospedale e i familiari di Amabile». De Caro ribadisce che il suocero fino a quando è giunto all’ospedale di Eboli, ad agosto, dopo essere caduto dal tetto dell’abitazione, non soffriva di alcuna patologia. Addirittura, i sanitari del Maria Santissima Addolorata, nonostante l’anziano fosse ricoverato nel reparto di rianimazione, hanno sempre riferito ai familiari che le condizioni di salute di Amabile non erano gravi, anche nei giorni precedenti al decesso dell’anziano. Poi, l’amara scoperta poche ore dopo la morte, avvenuta il 14 settembre a Napoli. «Il 15 settembre – continua De Caro – i medici del Cotugno ci hanno comunicato che mio suocero era giunto in ospedale in fin di vita ed in stato comatoso causato dai batteri killer». 
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Il Mattino