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Dieci le persone offese individuate, tredici gli indagati: otto in più rispetto allo scorso novembre quando furono applicate le misure restrittive a carico di Luigi Bifulco, Rosario della Corte(avvocato Bianca de Concilio) ed Emilio Viviani che andarono e ancora sono in carcere; all’avvocato penalista Francesco Candela (avvocato Bianca de Concilio e Agostino Allegro) ed Alessandro Memoli che finirono invece ai domiciliari. La procura di Salerno chiude l’inchiesta che riguarda la concessione di prestiti di denaro mediante l’applicazione di tassi di interessi di natura usuraia, nei confronti di persone in stato di bisogno e la realizzazione di rilevanti atti di intimidazione nei confronti delle vittime, tali da costringerle - per far fronte ai debiti contratti - a vendere i propri beni e consegnare agli usurai il ricavato a parziale ristoro degli interessi, ed ottiene anche la fissazione dell’udienza preliminare per la fine del mese di febbraio. Nel frattempo, le indagini sono proseguite e l’inchiesta si è allargata. È stato dunque chiesto il rinvio a giudizio oltre che per i cinque destinatari dei provvedimenti restrittivi, anche per altre persone coinvolte, a vario titolo, nell’attività usuraia. Si tratta di Antonio Ferrante, Matteo Memoli, Giorgio Galderisi, Raffaele D’Antonio, Francesco Caterina, Riccardo De Angelis, Carmine De Chiaro (sindacalista sanitario già coinvolto nelle indagini sui furbetti del cartellino in ospedale difeso dall’avvocato Gino Bove), Sabina Mirra.
Sono, a vario titolo, di concorso formale in usura, estorsione (per alcuni di loro il reato è aggravato dal 416 bis) e violenza privata.
Insomma, vittime e difensori dei primi cinque indagati. Eccetto Sabina Mirra la quale, secondo l’accusa, avrebbe ricevuto l’incarico di eseguire il trasferimento di proprietà di una Jeep sottratta ad una delle vittime a favore dell’avvocato penalista Francesco Candela il quale l’avrebbe informata che il proprietario(l’usurato, cioè) sarebbe stato impossibilitato a presenziare all’atto e lei, «in quanto titolare dell’agenzia di pratiche automobilistiche di Eboli, avrebbe formato l’atto di trasferimento di proprietà del veicolo facente fede, fino a querela di falso, attestando falsamente che la sottoscrizione era avvenuta in prezsenza del venditore».
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