Usura a trazione familiare con minacce di morte: due vittime confermano le accuse in aula

Usura a trazione familiare con minacce di morte: due vittime confermano le accuse in aula
SCAFATI. Usura a trazione familiare, altre due vittime confermano le accuse in aula. Sullo sfondo il processo "Get a money", alle battute finali al tribunale di Nocera...

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SCAFATI. Usura a trazione familiare, altre due vittime confermano le accuse in aula. Sullo sfondo il processo "Get a money", alle battute finali al tribunale di Nocera Inferiore, davanti ai giudici del secondo collegio. Due le persone chiamate a deporre ieri, che hanno confermato, così come fecero con la procura, di essere stati sotto strozzo di una famiglia di Scafati. Al banco degli imputati ci sono Elvira De Maio, vedova del boss Antonio Porpora, il figlio Raffaele e la nonna Gerardina Nastro. L'inchiesta si concentra su un fitto giro di prestiti usurai ad interesse. Secondo l'impianto accusatorio, oggi al vaglio del collegio giudicante, il gruppo avrebbe prestato denaro, per poi chiederlo indietro con violenza e minaccia, praticando tassi di interesse oltre i limiti consentiti dalla legge. L'indagine arrivò al suo culmine il 22 giugno scorso, quando dai carabinieri si presentò una delle vittime, che raccontò il suo calvario in mano a quei presunti usurai. Insieme alle difficoltà a coprire quegli interessi, con minacce di morte arrivate quando i soldi non venivano versati. E con minacce promesse anche alla sua famiglia. Il primo ad essere arrestato fu Raffaele Porpora, fermato a giugno scorso mentre intascava dei soldi segnalati e fotocopiati dalla prima vittima, alla quale il figlio di Elvira De Maio continuava a rivolgere minacce molto pesanti, sia di persona che al telefono. Il motivo era il ritardo per il pagamento di due prestiti, di 2000 e 3500 euro. Soldi che fruttavano a quella famiglia 1100 euro mensili. Le ultime telefonate erano giunte sul cellulare della vittima proprio mentre si trovava dai carabinieri a raccontare le sue difficoltà. Le vittime identificate dagli inquirenti furono sei. La Procura registrò anche delle minacce alle stesse, settimane dopo il blitz. Il processo si aggiornerà il prossimo 13 dicembre.
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Il Mattino