Webcam hard, professionista finisce sotto ricatto

Webcam hard, professionista finisce sotto ricatto
Si spogliano nudi in webcam sul popolare social network Facebook certi che dall’altra parte dello schermo vi sia realmente un’avvenente donna intenta a fare...

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Si spogliano nudi in webcam sul popolare social network Facebook certi che dall’altra parte dello schermo vi sia realmente un’avvenente donna intenta a fare altrettanto. E invece, le vittime di turno, nella quasi totalità dei casi uomini, vengono filmate e poi minacciate di divulgare i filmini, se non sono disposte a pagare.

Qualcuno l’ha definita la nuova moda degli uomini soli ma non è altro che un ricatto bello e buono, se vogliamo l’estorsione 2.0. E sono tanti i salernitani che ci sono già cascati e ci hanno rimesso soldi e reputazione.
La tecnica di approccio è sempre la stessa: donne avvenenti con nomi esotici inviano la richiesta di amicizia su Facebook all’uomo, potenziale bersaglio, e dopo una conoscenza, più o meno approfondita in chat, fanno sì, grazie a paroline ammalianti e discorsi piccanti in un italiano stentato, che l’ignaro signore si convinca a spogliarsi nudo e a masturbarsi in webcam, con la certezza che anche la bella colombiana, brasiliana o peruviana, stia facendo lo stesso. Insomma, l’uomo è convinto di star praticando il websex, ossia il sesso virtuale, ormai diffusissimo anche in Italia, quando invece, dall’altra parte, vi sono, non di rado, organizzazioni criminali dedite proprio a queste pratiche. Chiusa la bollente video-chat, nascono i problemi. Passano pochi minuti e la vittima riceve un messaggio di posta: «Dammi diecimila euro altrimenti invio il video mentre ti masturbi ai tuoi amici di Facebook». Dalle parole si passa ben presto ai fatti: il video è realmente immesso in rete, diventando accessibile e perciò visionabile solo a chi è in possesso dell’indirizzo del collegamento. Basterà ricevere il link e il gioco è fatto. 
Una disavventura simile è capitata ad un professionista salernitano, il quale, però, ha rifiutato di versare soldi attraverso piattaforme di trasferimento di denaro. Il risultato? A gruppi di tre, gli amici che aveva su Facebook, hanno ricevuto quel video e al malcapitato non è rimasto altro da fare che rivolgersi alle forze dell’ordine e denunciare l’accaduto. Le organizzazioni criminali che, celandosi dietro falsi profili social, ricattano uomini soli, hanno perfezionato una tecnica quasi infallibile, pur di convincere gli ingenui maschietti a fidarsi delle presunte modelle che appaiono nella foto del profilo. D’altra parte, su Facebook, si tende maggiormente ad accettare, tra i propri contatti, persone con le quali si hanno amici in comune. E quindi, individuato il bersaglio, esaminata accuratamente la lista degli amici, inviata la richiesta di amicizia a due o tre di questi ultimi si deve solo attendere che la trappola scatti.
Molti, mossi dall’istinto e dalla vergogna, per prima cosa, si cancellano da Facebook. Ma non è sufficiente. È necessario chiedere la rimozione del video al gestore del sito sul quale è stato caricato e rivolgersi alla Polizia Postale. Torna, dunque, prepotentemente il tema della sicurezza online: cosa condividere e cosa, invece, è consigliabile tenersi per sé. L’altro giorno, a Roma, Facebook insieme con il ministero della Giustizia hanno presentato il rapporto “Pensa prima di condividere”, un vero e proprio decalogo di buone norme di condotta su internet e su Facebook, dedicato ai più giovani, ma utile anche per chi è più avanti negli anni. 

Condividere è certamente una pratica positiva, ma è necessario che lo si faccia in maniera adeguata, onde evitare problemi per gli altri e per sé stessi. Alcuni siti di social network o applicazioni promettono di eliminare automaticamente le immagini o i video dopo una visualizzazione di qualche secondo – è scritto nel rapporto, consultabile online - ma non è sempre così scontato, ad esempio chi visualizza l’immagine potrebbe catturarla con uno screenshot. E lo stesso discorso vale anche per le videoriprese, perché – si legge nel sommario del decalogo - «quello che posti dice chi sei»: tutto ciò che si condivide rappresenta l’identità virtuale che, a conti fatti, tanto distante da quella reale non è.
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Il Mattino