Igor Zaniolo, ruolo attaccante, era un centravanti di stazza. Gregucci lo schierò «in cima», cioè punta vertice, anche il 5 giugno 2005, in una epica...
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Di cosa avrebbero bisogno i granata? «Di gente esperta e smaliziata, che si prenda la responsabilità della giocata. Mi pare che sia arrivata dal mercato di gennaio: Calaiò e Lopez sono giocatori che possono far crescere il gruppo anche dal punto di vista caratteriale. Calaiò è un ottimo giocatore e i gol li ha sempre fatti, a tutte le latitudini. Ha gli anticorpi per Salerno perché sa già come si fa: ha giocato a Napoli, a Pescara. L’unica incognita è la condizione dopo il lungo stop, ma sa stare in area, si prende la responsabilità della giocata quando il pallone pesa, batte i calci di rigore. Lopez è un altro giocatore smaliziato e rognoso. Devono integrarsi, ci vuole tempo, ma ci vuole anche una vittoria scaccia-crisi».
E sul figlio Nicolò, enfant prodige del calcio italiano con la maglia della Roma: «Nicolò sta raccogliendo i frutti della sua passione ma anche della sua applicazione. La Roma è diventata la sua dimensione, solo la sua incoscienza giovanile ha reso tutto semplice. Il grande merito è di Mancini e di Eusebio Di Francesco che hanno saputo aiutarlo nel suo percorso di crescita. Ha bruciato le tappe, è molto diverso da me: più forte fisicamente, tecnicamente e di testa. Conservo con orgoglio la maglia del suo debutto in A con il Frosinone e quella con il profumo d’Europa al Bernabeu. Vi parlo mentre prendo il treno per Roma: domani (oggi per chi legge, nda) c’è la Champions, tiferò per la Roma e per Nicolò». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino