Più di 152mila morti l'anno causate dalle estreme condizioni meteo. Succederà entro il 2100, se nulla viene fatto per ridurre l'inquinamento e i suoi...
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Lo studio ha preso in considerazione 28 paesi dell'Unione europea più la Svizzera, l'Islanda e la Norvegia. E ha analizzato gli effetti di sette dei più pericolosi tipi di eventi legati alle condizioni meteo: ondate di calore e di freddo, incendi boschi, tempeste di vento, inondazioni e siccità. Hanno poi revisionato i disastri accaduti tra il 1981 e il 2010 per stimare la vulnerabilità della popolazione e combinare le informazioni con le predizioni fatte in merito al mutamento del clima e a come le persone potranno aumentare e migrare in futuro.
Analizzando i risultati, i ricercatori sono arrivati a tre importanti conclusioni. Primo: le morti causate dal meteo estremo possono aumentare dalle 3mila, che si sono verificate tra il 1981 e il 2010, alle 152mila tra il 2017 e il 2100. Secondo: due abitanti su tre del Vecchio continente dovranno avere a che fare con disastri determinati da eventi climatici entro il 2100, contro una media di uno su venti a inizio secolo. Non solo, ci sarà un sostanziale aumento dei decessi per via delle inondazioni costiere: dalle sei all'anno nei primi anni duemila alle 233 degli ultimi. In particolare, in Italia i decessi causati dalle ondate di calore balzeranno dalle 670 l'anno odierne alle 42mila nel 2100. «Dati preoccupanti», avvertono gli scienziati, «che fanno riferimento a tendenze in atto già nel prossimo futuro».
Giovanni Forzieri, uno degli autori dello studio, non ha dubbi: «Il cambiamento climatico è una delle maggiori minacce per la salute degli esseri umani del ventunesimo secolo: ha superato l'inquinamento - spiega Forzieri al Mattino -. A farne le spese maggiori saranno gli anziani e i più poveri, che non avranno a disposizione le adeguate tecnologie per far fronte ai cambiamenti climatici». C'è un modo per evitare il peggio? Anche se i ricercatori non hanno analizzato gli effetti delle possibili misure da adottare, ci sono alcune buone pratiche da seguire: «un'adeguata pianificazione territoriale e urbana, che preveda molte zone verdi in città, la riduzione delle emissioni di anidride carbonica e il miglioramento dei sistemi di allerta», conclude Forzieri. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino