Dopo il Covid test salva-arterie per fare sport: il virus crea danni negli atleti asintomatici

Dopo il Covid test salva-arterie per fare sport: il virus crea danni negli atleti asintomatici
Quando, e soprattutto come, ritornare a praticare attività sportiva dopo il Covid? Questo quesito se lo sono posto sin dall’inizio della pandemia le società...

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Quando, e soprattutto come, ritornare a praticare attività sportiva dopo il Covid? Questo quesito se lo sono posto sin dall’inizio della pandemia le società sportive delle varie discipline. Il Covid, infatti, con le varie implicazioni a livello polmonare, cardiaco e di altri organi, rende necessaria un’attenta valutazione degli atleti prima che questi possano ritornare a praticare l’attività precedente senza rischi. L’eventuale mancanza dei sintomi della malattia non è sempre un’assicurazione di mancanza di danno all’organismo

Gli studi e le ricerche condotte sugli atleti hanno fatto da scuola anche a quell’esercito di sportivi dilettanti che in questo ultimo anno sono stati colpiti dal virus. Per questo è importante valutare e prendere indicazioni dai risultati dei lavoricondotti dalle società su gli atleti. Sul Journal of American Medical Association Cardiology è stato pubblicato uno studio del gruppo guidato da Matthew W. Martinez della divisione di Cardiologia della Columbia University di New York. Obiettivo: valutare quale sia la prevalenza di malattie infiammatorie del cuore dopo un’infezione da Covid-19 studiando un gruppo di atleti professionisti.

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Sono stati esaminati 789 sportivi di varie discipline (football, pallacanestro, baseball, calcio, hockey) di età media 25 anni. Tutti positivi al tampone, il 58% avevano avuto alcuni sintomi, il 42% erano asintomatici. Nessuno dei soggetti era stato ricoverato per sintomicardiaci o polmonari. Ebbene, nonostante fossero tutti atleti di un certo livello, giovani e in buona parte privi di sintomi, in quasi il 4% dei soggetti esaminati si sono avute delle alterazioni o della troponina (gruppo di proteinecoinvolte nella contrazione del cuore, l’aumento nel sangue indica sofferenza cardiaca) o dell’elettrocardiogramma o dell’ecocardiogramma. E la risonanza magnetica ha evidenziato, in questo gruppo di soggetti con alterazioni, presenza di pericardite o miocardite in quasi il 20% deicasi. D’altra parte il gruppo di Valentina O. Puntmann dell’Institute for esperimental cardiovascular imaging dell’Università di Francoforte, studiando un gruppo di 100 pazienti ricoverati per Covid, il 67% dei quali era poco o per nulla sintomatico,ha dimostratocon la risonanza magnetica, danni al cuore nel 32% dei soggetti. Quest’ultimo studio potrebbe essere più vicino alla realtà che viviamo tutti i giorni, avendo i pazienti esaminati un’età media di 49 anni e soffrendo delle patologie tipiche dell’uomo.

Questi dati ci portano a raccomandare a tutti i pazienti che hanno avuto un’infezione da Covid-19, un’estrema cautela nel riprendere un’attività sportiva. E anche se i sintomi polmonari o cardiaci sono stati minimi o addirittura assenti. Se, infatti, gli atleti professionisti sono più volte sottoposti ad esami che li mettono al riparo da spiacevoli infortuni, non è così per gli altri che, magari in età più avanzata, riprendono a praticare sport senza aver fatto una visita cardiologica ed unminimo di esami (ad esempio dosaggio della troponina, elettro ed ecocardiogramma, ed eventualmente test da sforzo) che potrebbero mettere in luce eventuali danni cardiaci provocati dal virus.

* docente di Cardiologia Università Cattolica di Roma

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Il Mattino